Bancarotta con frode In manette due imprenditori
L’accusa è di bancarotta fraudolenta. Indagini della Guardia di Finanza
Gli affari col mattone non giravano più come un tempo e la prospettiva del fallimento era, ormai, un’ipotesi più che concreta. Ma anziché sistemare al meglio i conti con i creditori — soprattutto fornitori di materiale edile — due imprenditori di Corte Franca, entrambi 45enni, si sono ingegnati, del tutto illegalmente, e hanno preferito realizzare profitti illeciti, arrivando alla bancarotta fraudolenta.
Per loro il gip Carlo Bianchetti ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, a fronte della messa sul lastrico intenzionale, con il depauperamento volontario delle due società che i due gestivano, ultimamente senza troppo successo, nell’ambito della costruzione e compravendita di immobili.
Una bancarotta che ha provocato «un danno di grave entità», così come lo hanno definito gli inquirenti, ai creditori che da tempo erano in attesa di quanto spettava loro. Secondo la ricostruzione messa a punto nel corso delle indagini eseguite dalla Guardia di Finanza, i due imprenditori hanno nascosto beni e possedimenti prima dell’arrivo del curatore fallimentare, attraverso una serie di stratagemmi messi a punto con l’intento di garantirsi, comunque, un solido patrimonio, nonostante il fallimento dell’attività. È stato così un susseguirsi di bonifici per un valore intorno al milione e 200 mila euro, per finanziamenti inesistenti, versamenti di denaro a società amministrate da familiari o su conti gestiti dai due imprenditori, compilazioni di assegni falsi.
Operazioni che non sono sfuggite alle verifiche della Guardia di Finanza che ha voluto vederci chiaro tra tutti quei movimenti bancari e immobiliari, arrivando a scoprire la distrazione di un tesoretto di circa tre milioni di euro, fatto di accantonamenti illeciti, di conti bancari, ma anche di 7 appartamenti costruiti nel Basso lago d’Iseo, un piccolo complesso immobiliare di case per le vacanze con un valore di circa un milione e mezzo di euro, la cui proprietà era stata trasferita, senza alcuna forma di pagamento, a società intestate a prestanome, ma riconducibili ai due imprenditori. Tra i beni nascosti anche la casa di Corte Franca – valore 470 mila euro – nella quale i due risiedevano abitualmente.
Con l’operazione Unreal Estate (un gioco di parole che dalla definizione tecnica real estate - che indica il sistema del mercato immobiliare - fa riferimento alla situazione fittizia creata dai due imprenditori) sono stati condotti accertamenti approfonditi, indagini finanziarie, analisi di documenti e acquisizioni di testimonianze che hanno portato le Fiamme Gialle a ricostruire il castello di operazioni fraudolente.
Le difficoltà non sono mancate dal momento che i libri contabili sono stati occultati o distrutti per coprire ogni operazione, finalizzata allo «svuotamento» delle società, ormai fallite. Tuttavia, l’incrocio dei dati raccolti nel corso delle indagini, ha permesso di delineare nel dettaglio la bancarotta costruita ad arte.
Tra i beni posti sotto sequestro ci sono orologi di pregio e conti correnti per circa 130 mila euro. «Questo intervento – spiega il colonnello Salvatore Russo, comandante provinciale della Guardia di Finanza – conferma l’efficacia delle nostre investigazioni a contrasto della criminalità economico finanziaria».