Dieci pietre d’inciampo tra polemiche e ricordo
A Tignale, Cevo e (forse) Ghedi. Ce ne sono già 44
Per scavare, quel poco che servirà per mettere a dimora le pietre d’ottone, si scaverà. E se qualcuno, cioè il sindaco, avrà da ridire, «copriremo la buca, pazienza».
Il caso è quello del mancato patrocinio del comune di Ghedi alla posa di sei pietre d’inciampo per ricordare altrettanti deportati nei lager nazisti: dell’installazione delle pietre, iniziativa che la Cooperativa Cattolico-Democratica
di Cultura porta avanti da tempo in diversi luoghi di città e provincia, non si occuperanno gli operai comunali ma alpini e carabinieri, oltre a docenti e studenti della scuola media Caduti di Piazza Loggia.
Dal sindaco Federico Casali, della Lega, nessuna risposta, ribadiscono gli organizzatori, alla richiesta di sostenere il percorso nella memoria (quasi sei mesi di lavoro) che si concluderà con la posa delle pietre. Un’assenza che ieri, alla presentazione in Loggia, ha pesato indirettamente anche nelle parole dei sindaci di Cevo e Tignale, Marcello Citroni e Daniele Bonassi: i primi cittadini hanno ricordato il valore del coinvolgimento delle amministrazioni locali nel percorso di recupero di nomi e storie dei concittadini uccisi dal regime nazifascista, per preservare una storia comune che passa anche per le storie dei singoli. «Il sindaco di Ghedi è stato invitato alla cerimonia di venerdì: se verrà ne saremo felici», sottolinea Alberto Franchi, vicepresidente della Ccdc.
Ad oggi sono 44 le pietre poste dall’artista tedesco Gunter Demnig sui marciapiedi bresciani per catturare l’attenzione di chi passa e ricordare nomi e cognomi di chi non c’è più: 20 in città, il resto in provincia. Nove nuove pietre d’inciampo saranno poste venerdì: sei a Ghedi e tre Cevo. L’ultima pietra sarà posta a Tignale lunedì 27, in occasione della Giornata della memoria.