SARDINE E VOGLIA DI CAMBIARE
Anche nella politica italiana a volte vediamo qualcosa di nuovo. Dopo la «salvi nizza zio ne »( incompiuta) della destra, a manca potremmo chiamarla la «sardinizzazione» del centrosinistra? Che prova ancora una volta a «sposare» le due grandi tradizioni della storia moderna dei partiti, quella centralista( verticale strutturalista) e quella civica (orizzontale e popolare-movimentista). In ritardo sulla crisi della produzione di massa, il partito di massa si è via via «sciolto» fino a spegnersi. Al suo posto vediamo sempre più reti da una parte e movimenti emergenti dall’altra. Mentre le forme leaderiste rappresentano il trasformismo dei vecchi partiti di massa travestiti di neocesarismo. La prima saldatura fu già infatti tentata da Prodi con l’Ulivo, ma poi fu «risucchiato» dal centralismo dalemiano e dal leaderismo bertinottiano, prevalendo sulla prospettiva veltroniana, «abbattuta» nonostante rappresentasse il seme( ulivi sta movimenti sta) nel solco che genererà il Pd. Oggi, tuttavia, abbiamo nuove culture e condizioni storiche con nuove sensibilità umane e strategiche con leadership «coalizionali-convergenti» a sinistra contro leadership leniniste a destra in un «rovesciamento catartico». Ora l’apertura zingarettiana sul cambiamento (necessario) del Pd trova l’ala civica di Sala. Quanto saldate sul ponte movimentista e trasformativo delle Sardine lo vedremo a breve.
Infatti, le Sardine sembrano accogliere pezzi importanti del civismo italiano. Un civismo innestato profondamente in una prospettiva europeista con una forte anima ambientalista, pragmatica (del fare) e idealista — ma non ideologica — che ritrova echi forti nel “metodo” delle Sardine. Perché la democrazia oggi è soprattutto metodo, toni e prospettive che guardano nel mediolungo termine a inclusione, solidarietà e accoglienza. Una saldatura «movimentista» allora di un centrosinistra «sardinizzato» e aperto che faccia ripartire il Paese con nuova fiducia e speranza per giovani e donne, reti e comunità, imprese e istituzioni. Che magari possa anche «stimolare» questa destra «leninista», verso una minore impronta ideologica, minor centralismo leaderista e meno oscurantismi. Anche Brescia sembra avviarsi lungo questa strada? L’incontro delle Sardine in piazza Vittoria sembrerebbe essere un segno positivo verso un Paese che vuole cambiare se stesso, ma nei fatti!