Agricoltura 4.0, sensori in campo
Trichilo (Csmt): «L’obiettivo è migliorare la produttività riducendo l’impatto ambientale»
Si chiama Atg, acronimo che sta per Around the ground, è un progetto che vede la collaborazione di Coldiretti Brescia, Condifesa Lombardia Nordest, Fasternet, Cobo, Csmt, InnexHub e A2A Smart City e ha come obiettivo quello di coniugare la sostenibilità ambientale a quella economica, diminuendo la quantità di fitosanitari e innalzando la qualità del prodotto, rendendo trasparente e tracciabile l’intera filiera.
La sperimentazione è già partita da qualche mese in tre aziende vitivinicole, ma è chiaro che questo è solo il primo passo, poiché l’Iot — l’Internet delle cose, cioè le macchine che parlano con le macchine — è scalabile per definizione. Si chiama Atg, acronimo che sta per Around the ground, ed è un progetto sull’agricoltura di precisione che vede la collaborazione di Coldiretti Brescia, Condifesa Lombardia Nord-Est, Fasternet, Cobo, Csmt, InnexHub e A2A Smart City.
«Ci siamo sporcati le mani di morchia per anni con l’obiettivo di trasformare le imprese manifatturiere in industrie 4.0, ora abbiamo iniziato a sporcarcele di terra» scherza Riccardo Trichilo, manager di lunga esperienza (l’ultima, fino al 2016, in Beretta) e dal 2014 presidente e Ceo del Centro servizi multisettoriale e tecnologico di via Branze. Una battuta che tuttavia riassume bene il lavoro messo in campo da quest’inedita alleanza — associazioni, aziende hi-tech, imprese agrarie — che ha come obiettivo quello di coniugare la sostenibilità ambientale a quella economica, diminuendo in altre parole la quantità di fitosanitari e innalzando la qualità del prodotto, rendendo trasparente e tracciabile (anche per il consumatore finale) l’intera filiera.
Il lavoro fatto finora nelle tre aziende pilota — la Perla del Garda che produce Lugana a Lonato, la Francesco Averodi di Bedizzole, in Valtenesi, e la franciacortina Uberti a Erbusco — è stato quello di analizzare attraverso le mappe catastali e satellitari i terreni di coltura e di individuare conseguentemente i siti strategicamente più funzionali alla posa dell’infrastruttura digitale: vale a dire i sensori fra le viti — forniti e installati da Fasternet e Cobo — e la rete che ne assicura la connettività; lavoro quest’ultimo affidato ad A2A Smart Cirty che ha optato, come spiega il Ceo Marco Turchini, «per la banda stretta implementata dalla tecnologia Lora.Wan, una rete a bassa potenza che consuma pochissima energia, ideale per luoghi non cablati ma in grado di trasferire con sufficiente velocità i dati dal campo al server».
I dati, appunto. «La loro qualità e la loro sicurezza è fondamentale — aggiunge il Ceo di Fasternet Giancarlo Turati — poi però occorre saperli leggere». Cioè, come dice Trichilo, «passare dal dato all’informazione, altrimenti è rumore bianco». Chiarisce Luigi Biolatti di Uberti: «I sensori posati in vigna per il momento ci restituiscono la temperatura e l’umidità del suolo, la velocità del vento, la pluviometria e la bagnatura foliare e in futuro aggiungeremo una nuova generazione di sensori capaci di fare analisi chimiche sulla qualità dell’acqua».
Da questo punto di vista l’esperienza maturata da Csmt, InnexHub, Cobo e Fasternet in ambito industriale — soprattutto nel retrofitting dei macchinari — si dimostra oggi un vantaggio competitivo per un settore, quello agricolo, tutto sommato ancora legato a modelli di organizzazione aziendale di stampo tradizionale. «Dopo aver connesso i campi, il prossimo step — anticipa Trichilo — sarà quello di intervenire infatti sui macchinari, i trattori in primis, dotandoli di tecnologie in grado di intervenire puntualmente solo dove c’è bisogno». Una soluzione già adottata ad esempio alla Perla del Garda dove, racconta la presidente Giovanna Prandini, «la costruzione di una mappa di vigoria dei vigneti ci permette di intervenire in maniera selettiva solo dove c’è bisogno entrando il minor numero possibile di volte in campo con attrezzature pesanti: un approccio che non solo ottimizza le risorse ma che rispetta il suolo, evitando di compattarlo e intaccare la fertilità naturale e la biodiversità».
Tecnologie a parte, la convergenza del digitale nella nuova Agricoltura 4.0, una volta testata la positività del modello d’interazione fra realtà di settori diversi, ora dovrà far leva sulla comunicazione per estendere la platea delle aziende coinvolte.