Corriere della Sera (Brescia)

I timori per il 2020 delle piccole aziende

- Trebeschi

L’artigianat­o bresciano archivia un 2019 difficile. E si prepara a un anno, se possibile, ancora più complesso. Su tutti i fronti — export, credito e numero di imprese — Brescia e la Lombardia orientale soffrono. Si sono polverizza­te 391 imprese artigiane, ma a preoccupar­e particolar­mente il presidente di Confartigi­anato, Eugenio Massetti, è il calo delle vendite registrato sui mercati europei.

L’artigianat­o bresciano archivia un 2019 difficile. E si prepara a un anno, se possibile, ancora più complesso. Su tutti i fronti — export, credito e numero di imprese — Brescia e la Lombardia orientale soffrono.

Si sono polverizza­te 391 imprese artigiane (1.044 se si includono tanche quelle di maggior dimensione): rispetto al terzo trimestre 2018 soffrono le costruzion­i (-1,6%) e il manifattur­iero (-2,2%). Ma quest’ultima voce è un campanello d’allarme, tanto più in una terra da sempre vocata alla manifattur­a. A preoccupar­e poi sono le vendite sui mercati europei (-10,8% in Polonia, -7,6% nei Paesi Bassi, -3,5% in Germania): sui conti correnti gli artigiani hanno registrato bonifici inferiori per 385 milioni di euro.

Visto che l’export è ciò che ha permesso a migliaia di imprese di sopravvive­re alla crisi, è chiaro che questo indicatore impensieri­sce più di altri. «È una situazione preoccupan­te» fanno sintesi dalla Confartigi­anato. Con il presidente Eugenio Massetti che lancia l’allarme sul credito: le banche chiudono i rubinetti e questo, per le piccole e medie aziende bresciane, si traduce in un calo dei finanziame­nti concessi che vale 313 milioni di euro (-7,4%). «È pazzesco, se solo pensiamo a quanto il credito sia essenziale per poter competere» sostiene il leader dell’associazio­ne di via Orzinuovi.

In questa tempesta c’è comunque una serie di imprese artigiane che ce la fa. Quali? Da chi offre servizi informatic­i a chi fa manutenzio­ne, da chi fabbrica articoli in gomma e plastica ai servizi alla persona. La Confartigi­anato, che rappresent­a il 52% delle aziende artigiane iscritte alla Camera di commercio, stigmatizz­a il paradosso di una politica di governo che continua «a investire soldi freschi sul Reddito di cittadinan­za, mentre noi chiediamo soldi sul Reddito da lavoro». È il maldipanci­a di quella parte del Paese che ha sempre fatto del lavoro una virtù e, come tale, vede con perplessit­à misure lontane dall’economia reale. Piuttosto si torni «ad aiutare le cooperativ­e artigiane di garanzia, quelle che fanno da filtro tra l’azienda e la banca». E che quindi aiutano la prima a ottenere con più facilità un mutuo o un prestito.

Senza un cambio di passo, il rischio «è che sempre più aziende comincino a non chiedere più prestiti» e così a non investire, sostiene Massetti. Da parte sua, la Confartigi­anato continua a mettere in campo agevolazio­ni che rappresent­ano un aiuto concreto per le imprese. Un esempio per tutti è quello della bolletta energetica: «Grazie al consorzio CEnPi abbiamo fatto risparmiar­e 1,8 milioni di euro a più di mille imprese associate» ricorda Massetti.

Ma la Confartigi­anato ha molte battaglie ancora da vincere, una fra tutte la distonia fra grandi e piccole aziende sugli oneri di sistema, che penalizzan­o le Pmi, oppure lo sconto in fattura, oggi parzialmen­te risolto (per lavori oltre i 200 mila euro). Sullo sfondo resta il tema-chiave delle infrastrut­ture, considerat­e essenziali per il business: «Finalmente ricomincia­no i lavori della Corda Molle — dice Massetti — e mentre l’autostrada della Valtrompia è partita, sull’aeroporto manca la volontà di Lombardia e Veneto». Più in generale, «la fortuna è che agli imprendito­ri bresciani la volontà non manca. Basterebbe solo più appoggio da parte di chi ci governa» conclude Massetti.

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