Museo di Scienze In campo Unibs
Gli amici dell’esposizione: si ristrutturi via Ozanam. Castelletti: studiamo alternative
Disponibilità dell’Università a ragionare sui contenuti prima che sui muri in attesa che venga deciso dove trasferire il Museo di Scienze. Ieri un incontro all’Ateneo.
Rimanere dove si è ora rimettendo in sesto l’edificio di via Ozanam, costi quel che costi (nelle stime 8 milioni di euro) o trovare un nuovo spazio. E che non sia alla ex Caffaro: la sede è impraticabile oggi e lo sarà per molto (troppo) tempo, tutto quello necessario alle bonifiche. È la richiesta degli Amici del museo di scienze naturali, ribadita ieri nel corso dell’assemblea pubblica sul destino del museo, a Palazzo Tosio.
Destino attualmente legato a quello delle bonifiche della Caffaro: lì, negli spazi degli ex uffici amministrativi dell’azienda, lungo via Milano, è stato individuato il luogo che dovrebbe ospitare la nuova sede. Si tratta degli uffici amministrativi, che non richiedono una bonifica che invece è necessaria sugli altri 108 mila metri quadrati del sito industriale. Il condizionale d’obbligo, dal momento che sulle bonifiche ci sono più dubbi che certezze, soprattutto sui tempi dei lavori e, quindi, dell’effettivo trasferimento da via Ozanam a via Milano: quel che è certo è che il risanamento dell’area impiegherà diverso tempo prima di potersi dire conclusa: dovrebbe partire nel 2021 inoltrato e servirà un anno solo per l’abbattimento dei vecchi capannoni, altri 4 per risanare la terra, con movimentazione di migliaia di tonnellate di materiale molto inquinante ed il rischio altissimo di aero-dispersione di polveri tossiche. Impossibile quindi effettuare il trasloco entro la fine del secondo mandato Del Bono (nel 2023). Dubbi che la vicesindaco Laura Castelletti, presente all’assemblea, non ha sciolto: «Non abbiamo ancora firmato l’accordo di programma per le bonifiche con il Ministero, contiamo di farlo entro febbraio. È quindi prematuro dare oggi una risposta definitiva. Se sarà possibile trasferire il museo lì lo faremo, diversamente cercheremo una soluzione alternativa». Quale ancora non si sa, ma la certezza di trasferire il museo alla ex Caffaro nei tempi stabiliti, è appesa a un filo.
Intanto si ragiona sugli allestimenti e sulle mostre temporanee, perché il museo non prenda troppa polvere aspettando i tempi dilatati della burocrazia: dal rettore dell’Università Maurizio Tira è arrivata la disponibilità a far partire una collaborazione con il Museo, nella convinzione che «si parte dalla sostanza e non dai muri». Anche se sono proprio i «muri» a dividere le strade della Loggia dagli Amici del museo, che suggeriscono una destinazione alternativa agli uffici ex Caffaro: «Visto che Brescia è un tesoro dal punto di vista delle scienze naturali — chiede Capponi — ma è anche un vero e proprio museo dei disastri ambientali, si crei all’interno della Caffaro un museo della sostenibilità ma ben distinto dal Museo di scienze, che ha tutta un’altra storia».