Banksy, il segno di un «randagio» nel tempio del consumismo
Randagio, anarchico e clandestino, il rebel rebel Banksy autografa le sue opere di rado, e di solito con un timbro: in questo caso, sono quasi tutte firmate. Oltre alle facciate dei palazzi, ai muri metropolitani e alle zone di guerra, l’artista — tra i più controversi e ambigui di una società asservita ai visagisti dell’effimero — ha diffuso i suoi segni perturbanti (e politici) nel luogo di culto dello shopping: circa 25 opere di Banksy sono in mostra al Franciacorta Outlet Village di Rodengo Saiano e ne raccontano l’evoluzione artistica, dagli esordi a oggi (in collaborazione con la galleria Deodato arte; fino all’8 marzo). Tra una strisciata di carta di credito e l’altra nelle boutique, il pubblico consumista potrà ammirare Sale Ends e Grannies, della serie Barely Legal, la scimmia abbandonata di Laught now (non firmato), e Choose your weapon pink, con l’iconico uomo incappucciato in abiti scuri, bandana e cane al guinzaglio. In bilico tra ironia e dramma, suggestionate dalla Pop Art, dal graffitismo e dai cartoon, le opere di Banksy sono state allestite in uno stile urbano da Domenico Franchi, scenografo e artista visivo noto a livello internazionale. «L’idea — ha fatto sapere — è quella di decontestualizzare le opere in mostra dall’ambiente espositivo convenzional e per proiettarle in un’installazio ne site specific che evoca l’habitat urbano e sociale nel quale nascono le incisive riflessioni di Banksy; un caleidoscopio di linee, superfici, materie, suoni e voci umane che alludono, senza mai descriverla, alla metropoli globale contemporanea».