Se l’arte contemporanea «invade» i luoghi della città
La Fondazione Cab ha acquistato il cartellone rovesciato alla fermata Stazione della metro di Maloberti
L’occasione è Brescia capovolta. Un cartello rovesciato con la scritta «Brescia» che accoglie i frequentatori della stazione FS della metropolitana, parte di quei quarantamila che ogni giorno vivono la città sotterranea.
L’opera è dell’artista Marcello Maloberti è stata acquisita da Ubi Fondazione Cab che ieri nella sua sede ha invitato soggetti pubblici e privati: per festeggiare l’evento ma soprattutto per ragionare di arte contemporanea, città, territorio. Un dialogo a più voci, introdotto dal presidente della fondazione Italo Folonari e moderato dal direttore del museo Macro di Roma Luca Lo Pinto, di cui verranno fatti anche gli atti. Il punto di partenza lo mette Maloberti: «Girare la parola, il pensiero, la visione: l’arte deve ferire, non riferire». Chiara Rusconi (A Palazzo Gallery) e Carlo Chierici (collezionista) portano la loro esperienza, la curatrice della Collezione Ubi Banca
Antonella Crippa si sofferma sulle scelte fatte per riattivare le opere d’arte (oltre seimila) della collezione: niente museo, ma riapertura dei palazzi per far vivere le opere nei loro luoghi. Francesca Bazoli (presidente Fondazione Brescia Musei) ricorda le scarse risorse pubbliche ma osserva che, come istituzione, è doveroso occuparsi di arte contemporanea: perché è una vocazione della città, perché a Brescia c’è tutto (dall’antico in poi) e non ci si può certo fermare, perché l’arte contemporanea è periscopio che aiuta a leggere il reale. Due le strade intraprese: il contemporaneo archeologico (Paladino docet) e il sociale (la mostra di Zehra Dogan ad esempio). Umberto Angelini (Teatro Grande) azzarda che più che un museo serve un centro per la sperimentazione delle arti. Suggestioni, alla ricerca di spazi, nuove identità, luoghi. Più che un museo, uno sguardo che prova a guardare lontano, oltre il breve orizzonte temporale dell’oggi. Per essere contemporanei: che, come osservava Agamben e ieri ha ricordato Angelini, è aderire al proprio tempo prendendone insieme le distanze.
L’incontro
Ieri fra i presenti anche Francesca Bazoli, presidente di Brescia Musei