Giustizia, 2 settimane di stop «Poi solo le udienze urgenti»
Castelli (Corte d’appello): «Quindici giorni per ridefinire le priorità»
Già nei giorni scorsi non è che ci fosse il pienone, naturalmente. Dibattimenti — solo quelli necessariamente da celebrare — a porte chiuse «per evitare assembramenti e limitare il più possibile il contagio», decine di udienze rinviate, un avvocato deputato, per tutti i colleghi, di volta in volta a prendere nota delle date di rinvio in udienza di smistamento cause. Procedimenti civili su chiamata con orari cadenzati, slittamenti. Anche la macchina della giustizia fa i conti con il coronavirus. E con i malumori di non pochi addetti ai lavori che avrebbero voluto (e vorrebbero) la chiusura del Palazzo.
Nelle ultime ore le disposizioni ministeriali — perché è Roma che decide i parametri da osservare, oltre a eventuali sospensioni in toto — si sono fatte più stringenti. Tre versioni del decreto, non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, da studiare nei dettagli. Ma un paio di punti sono certi: sì al rinvio delle udienze non urgenti. E ci siamo. In particolare: sospensione feriale — come fosse un po’ agosto, per intenderci — degli uffici giudiziari. Poi, dal 23 marzo, la parola passa ai singoli tribunali, con i vertici a decidere in modo diversificato l’ordine delle priorità e la scaletta dei rinvii. Perché le misure precauzionali adottare per tribunali e uffici giudiziari coprono un periodo che arriva al 31 maggio.
«Voglio analizzare bene il testo del decreto, che prevede a un certo punto una diversa valutazione delle urgenze» in capo ai singoli tribunali, dice il presidente della Corte d’appello, Claudio Castelli, che dal canto suo ha già rinviato a ottobre, singolarmente, tutte le udienze di prima comparizione fissate a marzo in Corte («la data finale non cambia»). «In sostanza, queste due settimane ci serviranno per organizzare il futuro e predisporne le regole». Dopodiché «procederemo con una valutazione congiunta insieme ai vertici di Ats e dei nostri uffici»: procuratore della Repubblica
e generale, presidente del tribunale e della Corte d’appello, ma anche delle singole sezioni penali e civili, oltre a sorveglianza e minori. «Dovremo capire come articolare in modo flessibile, ma uniforme e organico, l’attività giudiziaria», attribuendo quindi un significato condiviso alle priorità e alle urgenze, per evitare che ognuno faccia un po’ come crede, insomma.
Il ministro della Giustizia ha dato inoltre il via libera alle videoconferenze per le udienze (tanto care al presidente del Tribunale, Vittorio Masia, che le aveva previste addirittura nelle sue linee guida di settembre per il civile) o lo scambio telematico degli atti: per i detenuti in un paio di caso è già successo, evitandone la traduzione dal carcere.
Il Guardasigilli al termine del Consiglio dei ministri ha poi sottolineato che le misure valgono fino al 31 maggio, ma se ci sarà un calo dei contagi — come tutti ci auguriamo — si tornerà lentamente alla normalità. L’obiettivo, ovviamente, è che tutti siano tutelati.
Castelli Queste due settimane «feriali» ci serviranno per capire in modo congiunto anche con Ats come articolare poi in modo flessibile l’attività giudiziaria