Così il dottor Paolo ha commosso Gerry Scotti
Negli ultimi giorni è diventato famoso sul web come l’uomo che ha fatto piangere, di commozione, Jerry Scotti, ricordando l’azzurro degli occhi e della maglia del Brescia indossata con orgoglio da papà Renato. Paolo Gei, toscano di nascita ma bresciano d’adozione, nella vita, spesa per il prossimo, passa con disinvoltura dal camice di stimato cardiologo ai panni di nonno affettuoso, ma riesce a diventare anche concorrente brillante di un quiz a premi. Nell’ultima puntata della trasmissione Mediaset Chi vuol essere milionario il dottor Gei si è cimentato in una serie di azzardi sull’asticella del montepremi che, rispondendo alle domande, con il supporto in studio del figlio Lorenzo, gli hanno permesso di tornare a Brescia con una vincita di 15 mila euro, ma soprattutto con un’esperienza inaspettatamente carica di sentimenti.
«Con Jerry Scotti si è creata subito un’empatia profonda», racconta con il sorriso gentile che lo accompagna sempre, «e il ricordo di mio padre ci ha uniti ancora di più perché lui ha pensato al suo». Lacrime e fazzoletti per entrambi. Ma si prosegue e, di domanda in domanda, esce il ritratto del vulcanico Paolo Gei che si traduce in centinaia di messaggi da parenti, amici e sconosciuti di tutta Italia che lo travolgono di affetto e ringraziamento per la positività regalata in un’ora di tv.
Tra un quesito e l’altro, si parla anche dell’importanza della diffusione dei defibrillatori nei luoghi pubblici (causa che da anni vede Gei in prima linea) per passare poi alla capacità di non lasciarsi vincere dalle difficoltà della vita. E, ancora una volta il dottor Paolo, come lo chiama Scotti, stupisce raccontando la sua battaglia contro il cancro («si ha sempre paura di pronunciarla questa parola, ma bisogna chiamare la malattia col suo nome»), vinta e festeggiata dopo pochi mesi con una traversata a nuoto del lago di Garda.
Finito? Macché, perché il cardiologo, nonno e sportivo rivela che, a 66 anni, sta terminando gli esami del corso di Lettere a indirizzo archeologico alla Cattolica di Brescia. E con l’entusiasmo di un ragazzino sta già lavorando alla tesi che si tradurrà in un progetto che spera di realizzare. «Voglio diventare una guida turistica della mia città, fornendo assistenza medica a chi soffre di particolari patologie che portano a chiudersi in casa». Diabetici, cardiopatici, ma anche chi soffre di malattie neurologiche. «Vorrei permettere loro di fare ciò che altrimenti non farebbero. Penso soprattutto a malati di Alzheimer e alla capacità dell’arte di creare particolari stimoli che toccano capacità mnemoniche e sentimenti dimenticati. Per mettere a punto il progetto bisognerà trovare il personale sanitario, ma anche individuare i percorsi per portare i malati a conoscere Brescia». Ma per il volitivo dottor Paolo sarà uno scoglio facilmente superabile.