Teatro Grande, passaggio cruciale: è tempo di discuterne
Due scadenze più o meno simultanee per il futuro del nostro Massimo, il Teatro Grande, uno dei contenitori musicali più raffinati d’Europa che deve il nome all’intitolazione a Napoleone (il grande, appunto). Vanno a rinnovo a distanza di pochi mesi il consiglio di amministrazione del teatro e la direzione generale e artistica dello stesso. Si profilano due scelte fondamentali per il futuro. Due scelte che esigono un dibattito pubblico intorno alla strategia complessiva dell’organizzazione culturale della città e della provincia. Per il rinnovo del consiglio basta la novità rappresentata dall’associazione industriali che ha deliberato, per la prima volta, l’elargizione di un contributo con la conseguente partecipazione alla gestione, per sottolineare il dovere di un «progetto» che la città deve affidare alle cure del nuovo consiglio. Per il rinnovo della direzione va preso atto con soddisfazione del lavoro di centralità del teatro che ha saputo compiere la gestione Angelini e dunque il bisogno per la scelta del nuovo management, di un confronto aperto con una commissione professionale di esperti che garantisca alla nuova direzione, fosse anche la riconferma di quella attuale, un mandato ampio e autonomo e anche funzionale al disegno pubblico. Per la Fondazione del teatro non vi è obbligo di un bando, ma resta l’opportunità di un coinvolgimento del pubblico che definisca la cornice della politica culturale e gli obiettivi che si prefigge di raggiungere. Partendo dalla ritrovata funzione emergente del teatro bisogna allargarne occasioni di collegamento alla rete complessiva della organizzazione culturale bresciana, al fine di garantire al «progetto» quel ruolo di guida dello sviluppo civile che è nei programmi della Brescia futura, centro di servizi, da quelli universitari, a quelli culturali e di ricerca. In questo ruolo sta l’idea di una città contraltare e complemento in Lombardia al predominio della egemonia milanese. Il rinnovo delle funzioni di amministrazione e management del Teatro Grande sono una occasione da non perdere per la coscienza collettiva della città. È un dibattito che è d’obbligo per le amministrazioni pubbliche, ma è utile anche nelle pieghe, nelle strutture della società civile e della dimensione culturale della città. E se questi giorni di preoccupazione e spaesamento non consentono ragionevoli approfondimenti, meglio il rinvio che scelte approssimative.