Letti anche in lavanderia Il Civile attende l’ondata
Arrighini: «Venite solo con sintomi chiari»
Colpi di tosse a ripetizione dalle tende, il motivo per cui ci si trova lì si intuisce facilmente. Può servire un’attesa fino a 10 ore dal primo ingresso alle tensostrutture del triage all’eventuale diagnosi di coronavirus: astenersi chi ha sintomi lievi, non vale la pena venire in pronto soccorso, ripetono i medici. Anche perché, nella maggior parte dei casi, si viene rimandati a casa senza tampone.
È il destino più comune: la maggior parte di coloro che si presentano in pronto soccorso non riceve conferma di positività o meno al coronavirus. «Purtroppo - spiega Fabio Arrighini, coordinatore Aat-Areu 118 - è passato il messaggio che chiunque arrivi alle tende con qualche sintomo riconducibile al coronavirus può fare il tampone. Non è così: il test si fa solo dopo specifici esami del sangue e radiologici, e solo a coloro hanno una sintomatologia particolare che giustifica il ricorso al tampone. Ecco perché, per tutti coloro che hanno sintomi lievi, il consiglio è di stare a casa e curarsi lì».
Rispetto alla scorsa settimana, continua Arrighini, gli accessi sembrano diminuiti, ma la calma delle ultime ore nelle tende è un’eccezione: «Adesso la situazione è leggermente più tranquilla continua Arrighini - ma non sappiamo se e quanto durerà».
I pazienti, poi, arrivano sempre accompagnati, ma dati i tempi lunghi dell’attesa, spiega Arrighini, «vengono invitati a tornare a casa. Nel frattempo cerchiamo di accogliere chi arriva al meglio che possiamo, anche se non siamo a livelli ottimali.
Da domenica scorsa, poi, arrivano anche le ambulanze con pazienti che presentano una bassa sintomatologia, e che possono essere curati anche qui».
«Qui» comprende anche la grande lavanderia del Civile riadattata in tempo record a reparto di degenza breve. Finestre che guardano le tende allestite al di fuori, coperte termiche in dotazione, si inganna l’attesa dormendo o scorrendo il telefono. Prima dell’emergenza-virus c’erano lenzuola da lavare e coperte da cambiare: oggi tre file di letti per accompagnare l’attesa di chi aspetta l’esito di tamponi e esami, ma anche di chi ha già ricevuto la diagnosi e deve essere trasferito in reparto.
In totale i posti letto al triage sono 50, la speranza è che molti rimangano liberi. Nel frattempo il numero di persone che arriva al Civile è diminuito, lo si vede dai checkpoint agli ingressi dell’ospedale e nei corridoi: sia da viale Europa che dal piazzale Spedali Civili si entra solo dopo avere risposto alle domande del personale infermieristico, ma senza le lunghe file della scorsa settimana.
Ridotti gli orari di visita dei parenti, posticipati gli esami di routine, in ospedale - ribadiscono i medici - «venite solo se davvero necessario, e solo se non si avete sintomi tipo-coronavirus».
Anche così si cerca di tutelare il lavoro messo già a dura prova di medici e infermieri (alcuni dei quali sono rimasti infettati dal virus), che si preparano ad una sempre crescente difficoltà di gestione dell’emergenza.