Corriere della Sera (Brescia)

I sindaci in prima linea chiedono la «linea dura»

Primi cittadini preoccupat­i: domenica troppa gente a passeggio. Chiesta la chiusura totale degli esercizi Metà di essi hanno già obbedito volontaria­mente

- Di Pietro Gorlani

«Servono misure molto più drastiche: la gente deve capire che è necessario restare in casa il più possibile. Ma per contenere al massimo la diffusione dei contagi anche bar e ristoranti dovrebbero rimanere chiusi tutto il giorno, mentre ora possono rimanere aperti dalle 6 alle 18». È questo in estrema sintesi l’appello accorato di diversi sindaci dei paesi colpiti dal coronaviru­s. Sindaci angosciati, colpiti e addolorati per il «bollettino di guerra quotidiano» per dirla con Eugenio Stucchi di Montirone, paese che conta 21 contagiati tre vittime «ma altri due pazienti ricoverati in condizioni disperate».

La percezione del rischio certo sta crescendo ma non ancora a sufficienz­a. «Domenica c’era la fila in una gelateria del centro» ricorda Tiziano Belotti, sindaco di Rovato. E altri primi cittadini parlano di parchi affollati e gente a passeggio. Così non va bene. Lo ha ribadito anche ieri l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera: se vogliamo che il numero dei contagiati diminuisca dobbiamo fare come nella «zona rossa» del Lodigiano, dove le due settimane di coprifuoco ed isolamento volontario hanno dato i loro frutti. Nel Bresciano il virus ha iniziato a circolare ancora due settimane fa. E ha colpito in modo devastante quei bocciodrom­i e quei bar (Orzinuovi, Montirone, Montichiar­i

ma anche in città, alla Badia) punto di ritrovo quotidiano degli anziani che giocano a carte, sfogliano il giornale, bevono un bianco od un caffé. «Io ho fatto un appello a tutti gli esercenti ed i commercian­ti di Montichiar­i, affinché tengano chiuso» ricorda il sindaco Marco Togni che aggiunge: «noi stiamo facendo i doverosi controlli con la polizia locale ed i carabinier­i e purtroppo domenica sera una kebabberia era ancora aperta alle 19». Ma a dir la verità buo

na parte degli esercenti, circa la metà, ha risposto all’appello volontaria­mente. Non solo a Montichiar­i. «Nel mio comune più della metà dei bar sono chiusi — sottolinea Stucchi, primo cittadino di Montirone —. Dieci giorni fa hanno iniziato ad abbassare le serrande tre esercizi pubblici gestiti da cinesi. Oggi è stata la volta di un ristorante, di un bar e di un agriturism­o». Sindaci che non hanno il potere di firmare ordinanze ed imporre la chiusura dei bar; come non potrebbero vietare il gioco delle carte. In casi di emergenza sanitaria nazionanel­le le gli articoli 50 e 54 del testo unico degli enti locali, che normano il potere di emettere ordinanze contingibi­li ed urgenti, vengono superati perché le linee guida le detta il governo. Lo ha ricordato la stessa Prefettura nella chat su Whatsapp che arriva sul cellulare a tutti i sindaci. Del resto ha poco senso per bar e ristoranti restare aperti in un periodo di paura generalizz­ata. «Guardi, nel mio Comune diversi ristoranti, compreso il rinomato Albereta, hanno deciso di chiudere volontaria­mente per ben due settimane» ricorda Ilario Cavalleri, sindaco di Erbusco, paese simbolo della Franciacor­ta che ieri ha dovuto fare i conti con i primi due decessi. Si tratta di un 77enne e di un 76enne «entrambi avevano pregressi problemi di salute ricorda il primo cittadino». Non così l’ultima vittima di Montirone: «Era una persona in salute, se n’è andata in due giorni» spiega Stucchi che ha avuto modo di sperimenta­re il grande affanno della macchina dei soccorsi: «Solo quando ieri si è aggravato molto un nostro concittadi­no è stato ricoverato. Si fa molta fatica a prendere la linea. Forse in un momento così urgente dovrebbero togliere il numero unico scindendo le emergenze coronaviru­s dalle altre».

Altra questione riguarda i mercati. Diversi sindaci li hanno vietati (Orzinuovi in primi). Le limitazion­i si estendono anche a Brescia città: soppresso fino al 14 marzo il mercato del sabato in centro mentre nei quartieri possono essere allestite solamente le bancarelle di generi alimentari.

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Gente seduta ai tavoli di un bar del centro di Brescia poche ore prima della decisione di chiudere (Ansa)
Al sole Gente seduta ai tavoli di un bar del centro di Brescia poche ore prima della decisione di chiudere (Ansa)
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