IL PRIMATO ALLA CONOSCENZA
Timidi segnali di inversione di tendenza. Va forse segnalato che qualcosa di buono il coronavirus ci sta portando? Una comunicazione più sobria, si direbbe, si affaccia dai talk show e dai tg, e anche sui giornali i titoli urlati troppo, a volte, contengono analisi più precise e competenti. Forse perché lasciamo più spazio alla scienza: agli esperti, e al loro stile. Torniamo ad ascoltare i cosiddetti tecnici.
Gli stessi tecnici inascoltati e disprezzati, anche, fino a pochi mesi fa. Un semplice ritorno al buon senso. Ma anche alla ripresa di un cammino ben avviato, iniziato da tempo in Italia. Un esempio. Alla fine degli anni ‘90 Leonardo Mondadori presidente della maggior casa editrice italiana e una delle più importanti in Europa, quindi tra i produttori di comunicazione più influenti, chiese di avviare una ricerca di personale qualificato per un nuovo segmento di attività, genericamente chiamata editoria della conoscenza, che negli Stati Unti, dove Leonardo era di casa, veniva definita Need to know. Venne individuato un manager per guidarla, e a chi scrive venne chiesto di avviare i primi contatti, essendo la persona in questione una figura apicale di una casa editrice milanese concorrente. E forse anche perché lo stesso era bresciano d’origine. Quell’iniziativa finì presto, anche per la scomparsa precoce dello stesso Leonardo, e per le incertezze momentanee al vertice della Mondadori con l’avvento di un nuovo Ceo. Quel manager, tra l’altro, anni dopo, fu chiamato alla guida di una primaria editrice bresciana.
In realtà la Mondadori non era nuova a iniziative del genere, anzi era apripista di una rincorsa alla knowledge society, società della conoscenza, nel nostro Paese: uno dei pilastri del successo del suo business, avendo ben chiaro che un’informazione tecnico-scientifica precisa racconta di più e meglio il nostro presente e un incerto avvenire. Sapere è potere. Per Walter Wriston, che fu presidente di Citybank, avere informazioni sul denaro aveva più valore del denaro stesso. Anzi: per Bill Gates l’informazione stessa è denaro. Un’attività, dunque, che rende nel lungo termine producendo più valore dei concorrenti in quanto verificabile e perciò credibile. Mondadori allora fatturava quasi mille miliardi di lire con Roe a due cifre. Da almeno un decennio l’azienda cercava competenze nel mondo per quest’obiettivo e lo rileva, tra l’altro, la joint venture siglata nei primi anni 90 con la tedesca Bertelsmann , colosso europeo dell’editoria, per la pubblicazione del mensile Focus Italia, gemello del settimanale di divulgazione scientifica di massa. Questo per dire che anche in Italia esisteva un percorso avviato verso un’informazione corretta e adeguata a ciò che «ci serve», essendo diventata la nostra una società sempre più di servizi. Di fronte a crisi permanenti, semplificata dalla facilità di trasmissione dati, si è affacciata una nuova esigenza di sapere. L’avvento del Coronavirus arriva in questa fase e si porta appresso questa consapevolezza, che è di sistema ma anche dei singoli. Spazzando come una folata di vento, gelido ma implacabile, le nostre certezze potrà magari anche sconfiggere un esercito di imbonitori che invece di dare servizi utili ci vorrebbe sedurre e basta.