Gallera: preoccupa l’aumento dei casi Il Prefetto: caleranno rispettando le regole
L’assessore regionale al Welfare chiede ai bresciani di restare nelle proprie case. Attilio Visconti ai Comuni: non si interpreti liberamente il decreto governativo
Da sedici a quasi mille. In nove giorni. È questa l’impennata impressionante del numero dei bresciani positivi al coronavirus. Un’ascesa che preoccupa molto anche l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, che ieri ha citato con grande apprensione il caso Brescia: «Il numero dei contagi continua a crescere a Bergamo ma c’è una crescita altrettanto forte a Brescia, una delle aree che desta maggiore preoccupazione visto che i positivi sono saliti a 739, ovvero 238 in più in un solo giorno».
Brescia è la quarta provincia con il maggior numero di contagiati dopo Bergamo (1.245), Lodi (928) e Cremona (916). Ma vista la popolosità della nostra provincia (1,26 milioni di abitanti) e la rapida diffusione dei contagi, tutto lascia presumere che la triste classifica regionale verrà scalata anche oggi. Si stanno avverando le previsioni del direttore generale dell’Asst Spedali Civili, Marco Trivelli: «Il picco dei contagi arriverà la prossima settimana» aveva detto domenica al Corriere. I numeri in possesso di Ats, ieri pomeriggio, erano già superiori a quelli dati dalla Regione: 806 contagi acclarati alle 13, saliti a 960 a fine serata, quasi un migliaio. Anche la conta dei morti è in costante evoluzione: erano 55 a fine mattina, sarebbero almeno 5 in più a tarda sera. Che fare quindi? È lo stesso Gallera ad indicare l’unica via d’uscita: «Le persone devono rimanere il più possibile nel loro domicilio ed evitare le occasioni di socializzazione. È un accorato appello che faccio a tutti e che vale anche per i ragazzi». È solo riducendo al minimo tutti gli spostamenti che si potrà invertire i numeri. Deve valere l’esempio di Lodi, ha aggiunto l’assessore, dove grazie ai tanti giorni di isolamento forzato «c’è una netta diminuzione dei casi positivi». Anche Brescia deve seguire questo esempio perché «se non riusciremo a ridurre i contagi sarà difficile riuscire a resistere». Contagi, spiega l’assessore, che non riguardano solo gli ultra 65enni: essi rappresentano il 59% dei ricoverati in terapia intensiva. Ma il 33% delle persone intubate (anche a Brescia) ha tra i 50 ed i 64 anni. E l’ 8% un’età compresa tra 25 e 49 anni.
«Per limitare al massimo i contagi vanno applicate alla lettera le indicazioni del decreto governativo» aggiunge il prefetto Attilio Visconti: «Faccio un appello a tutti i bresciani; siano rispettosi delle indicazioni date dalle istituzioni. Se ci comporteremo da veri italiani, potremo vedere un calo dei contagi, come accaduto in Cina». Per questo ieri nel Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, svoltosi in streaming, da remoto (per evitare contatti fisici) sono stati decisi maggiori controlli. Non solo a bar e negozi (ieri la polizia locale di Brescia ha già comminato due sanzioni) ma anche ai privati cittadini che si spostano sull’intero territorio provinciale. Polizia, carabinieri, vigili urbani effettueranno diversi posti di blocco e verificheranno anche in un secondo momento le autocertificazioni compilate. Per i furbi sono previste anche denunce penali.
Il prefetto risponde anche ai tanti sindaci che chiedono la chiusura totale di bar e ristoranti. Qualcuno di loro (come Togni di Montichiari) ha fatto ordinanze per vietare il gioco delle carte: «Non si possono dare indicazioni locali ma noi raccogliamo le istanze dei sindaci e le giriamo al governo. Ho dovuto riprendere dal punto di vista formale qualche primo cittadino: non si può interpretare il decreto emanando ordinanze. Se invece fanno raccomandazioni alla popolazione va benissimo». I sindaci non possono obbligare gli esercenti a chiudere: i bar possono rimanere aperti dalle 6 alle 18. E dopo quest’ora pizzerie e rosticcerie d’asporto possono funzionare? Il decreto non lo contempla, ricorda Visconti.