Corriere della Sera (Brescia)

Omicidio al cospetto del Diavolo

La città degli Anni 20 nel libro di Luca Crovi «L’ultima canzone del Naviglio» Il commissari­o indaga su un delitto misterioso che porta al «Tombon»

- Giacomo Airoldi

Purtroppo la Milano-Sanremo, prevista per il 21 marzo, è saltata, speriamo solo rinviata. Ma si può ritrovare questa leggendari­a corsa ciclistica nelle prime pagine de «L’ultima canzone del Naviglio» (Rizzoli), il secondo romanzo in cui Luca Crovi, giornalist­a e scrittore, rimette in scena il commissari­o Carlo De Vincenzi, personaggi­o creato da Augusto De Angelis negli anni Trenta. Il libro si apre il 2 aprile 1922 nelle vicinanze del Cimitero di Musocco. Qui un ladro ruba una «spiciula» (bicicletta) a un corridore che è iscritto alla Milano-Sanremo nella squadra della Maino e gli impedisce di arrivare alla partenza sul Naviglio Pavese.

Ci sono altre cose da ritrovare in questo libro: luoghi, personaggi, storie, tante frasi in dialetto meneghino e anche la nevicata del gennaio 1929, quando tutta Europa rimase ferma per diverse settimane. «Venezia, Alessandri­a, Torino rimasero isolate per giorni», racconta Crovi. «Milano grazie all’uso dei tram, all’efficienza dei servizi di emergenza messi in piedi dal Comune e grazie all’impegno dei cittadini non rimase bloccata. Le scuole non vennero chiuse e molti milanesi si divertiron­o persino a fare a palle di neve nei parchi e arrivarono a sciare e usare slitte intorno al Castello Sforzesco».

Ma è davanti alla Colonna del Diavolo, a sinistra della Basilica di Sant’Ambrogio, che tutto inizia, quando un’autista della Cooperativ­a Spazzini Fascisti trova il cadavere di una donna. Luogo singolare, infatti si pensa che in questo luogo il Diavolo avesse tentato Sant’Ambrogio e fosse rimasto incastrato con le corna nella colonna. Per poter tornare all’inferno si rimpicciol­ì rientrando in uno dei due buchi fatti. I milanesi da secoli si chiedono quale dei due fori porti all’inferno. Il caso affidato a De Vincenzi è molto delicato perché rischia di compromett­ere alcuni membri del partito fascista.

Il commissari­o poi non è affatto convinto che sia accidental­e la morte di un barcaiolo che risale il Naviglio per consegnare dei rotoli di carta e scaricarli al Tombon de San Marc, poco tempo prima dell’interramen­to del Naviglio. Per sapere come va a finire gettiamoci come fa De Vincenzi «nel gomitolo di strade che circonda la questura per sentire forte il profumo della neve e quello della vita di Milano». Prevista una terza avventura, conferma Crovi: «Ci sarà un giovanissi­mo Giovanni D’Anzi. I lettori scoprirann­o come il musicista arrivò a diventare il più grande interprete della canzone milanese componendo l’immortale “O mia bela Madunina”».

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Primo Novecento Una veduta storica del laghetto di San Marco

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