I calzettifici si riconvertono e distribuiscono mascherine
Adriantex e San Giacomo fanno donazioni al comune Turni per far lavorare poche persone per volta E la New Fb seguirà l’esempio fra due settimane
Niente più calze filo scozia, calzini colorati, a righe o rombi o collant 30 denari: tutto spazzato via dalla pandemia di coronavirus. Così alcune aziende tessili di Borgo San Giacomo hanno riconvertito la propria produzione adattandola all’emergenza virus: le loro macchine sono ancora accese per filare quello di cui c’è più fame, le mascherine necessarie per creare una barriera protettiva nel caso si debba condividere lo spazio con altre persone. Essenziale soprattutto per le persone che sono contagiose.
È il caso di Adriantex e San Giacomo, che hanno donato al comune le prime mascherine prodotte, mentre il calzificio New Fb, chiuso da due settimane, avvierà la produzione di mascherine nei prossimi giorni, al termine dell’autoquarantena del suo titolare Marco Brognoli.
Le prime mascherine prodotte sono state donate al comune di Borgo San Giacomo, che ha organizzato alcune distribuzioni pubbliche. “
«Quando ho visto che i corrieri si coprivano il viso con i fazzoletti ho detto basta — spiega Adriana Spinoni, titolare della Adriantex, 14 dipendenti — e abbiamo deciso di convertire le macchine. Abbiamo dovuto imparare tutto, non è un cambiamento facile ma sta dando ottimi risultati seppure in così poco tempo». Tanto che è impossibile rispondere a tutte le richieste, balzate da zero a mille in pochi giorni: «Ormai siamo aperti solo per le mascherine. Non sono di tipo medico, ma ci interessa fornirle alla gente comune perché vediamo che tante persone portano la stessa mascherina per una settimana, oppure lavano quelle usa e getta».
Discorso simile per la San Giacomo, due aziende e 30 dipendenti in tutto. Il direttore generale Gianpaolo Torri spiega: «Quando abbiamo letto che l’Istituto superiore di Sanità ha inserito delle deroghe per la produzione delle mascherine abbiamo avviato la prototipazione e l’iter per le autorizzazioni. Oggi abbiamo iniziato una linea di produzione vera e propria. Sappiamo che i comuni bresciani sono in difficoltà, quindi abbiamo deciso di dare il nostro contributo, ma senza speculare: alle istituzioni le venderemo al prezzo di costo. Dobbiamo ancora organizzarci per poter rispondere alle richieste, che sono moltissime perché le mascherine sono finite ovunque. Però non possiamo soddisfare tutti, la priorità è servire i comuni e le case di riposo che ne hanno un estremo bisogno». Nonostante le molte richieste nelle aziende si lavora a regime ridotto per rispettare le regole di sicurezza: «Lavoriamo a turni di massimo una o due persone, i ritmi della produzione sono rallentati. Ecco perché non possiamo prendere altri ordini», spiega Torri, che aggiunge: «Per fortuna, diciamo così, abbiamo un’azienda che può essere riconvertita, altrimenti oggi non avremmo ragione di esistere, perché tutti i nostri clienti sono chiusi o stanno chiudendo. Ma anche se abbiamo l’esigenza di lavorare per mantenere vitale l’azienda, se potessimo staremmo a casa volentieri».