Corriere della Sera (Brescia)

BRESCIA-BERGAMO FRATELLI IN GUERRA

- Di Carlos Passerini

C’è una frase che da qualche giorno circola sui social, a pronunciar­la è un ultra’ del Brescia: «In guerra, vorrei sempre un bergamasco al mio fianco». Non c’è retorica, non qui, non stavolta, perché è purtroppo tutto vero, tutto maledettam­ente vero. Bresciani e bergamasch­i, brothers in arms, fratelli in guerra, come il titolo di una canzone dei Dire Straits che fa così: «Un giorno ritorneret­e alle vostre valli e alle vostre fattorie/ e non desiderere­te più di essere fratelli in guerra». La rivalità che sparisce, nella speranza anzi nella consapevol­ezza che quando ritornerà perché deve ritornare - sarà anche essa una rivalità diversa, come diversi saremo tutti noi. La storia dello striscione di Sarnico messo, stracciato e rimesso ha una carica simbolica enorme, che dice tanto di noi, noi bresciani e noi bergamasch­i, di quanto siamo più simili di quello che vogliamo ammettere. Nemici sugli spalti, uniti nella lotta al virus. La trovata del poveretto che nella notte fra sabato e domenica aveva vandalizza­to la scritta ha fatto il giro d’Italia, ma ancora più forte è stato il gesto di ripristina­re immediatam­ente il messaggio, sempre sullo stesso ponte che divide le due province. Un messaggio di solidariet­à, di speranza, ma anche una dichiarazi­one di guerra. Da combattere, stavolta, insieme. Magari senza cantare dai balconi, perché qui voglia di cantare ce n’è poca. Ma con quella determinaz­ione tutta bresciana e tutta bergamasca di non lasciarsi mai andare, di non chiedere mai niente, del fare e non parlare. Se il virus non avesse sconvolto le nostre vite, fra qualche settimana si sarebbe giocato il derby di ritorno. Atalanta-Brescia era in programma il 22 aprile, di mercoledì. Probabilme­nte quella partita non si giocherà mai. Anche i presidenti della serie A si stanno sempre più convincend­o del fatto che la stagione non si concluderà. Chissà, vedremo. In fondo, rispetto a tutto il resto conta poco, conta niente. Però che bello se partendo da questa sofferenza comune si mettesse in piedi una partita della memoria, da giocare magari ogni estate, fino a diventare un classico. Brescia-Atalanta, o Atalanta-Brescia, la coppa del ritorno, la coppa della speranza. Con i proventi da destinare a un progetto comune, magari alla ricerca, ai nostri ospedali, per evitare che tutto questo si possa ripetere. Pensiamoci, pensateci. Per non dimenticar­e di quella volta che in guerra ci siamo andati insieme, dalla stessa parte, nella stessa trincea, e abbiamo vinto insieme.

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