BRESCIA-BERGAMO FRATELLI IN GUERRA
C’è una frase che da qualche giorno circola sui social, a pronunciarla è un ultra’ del Brescia: «In guerra, vorrei sempre un bergamasco al mio fianco». Non c’è retorica, non qui, non stavolta, perché è purtroppo tutto vero, tutto maledettamente vero. Bresciani e bergamaschi, brothers in arms, fratelli in guerra, come il titolo di una canzone dei Dire Straits che fa così: «Un giorno ritornerete alle vostre valli e alle vostre fattorie/ e non desidererete più di essere fratelli in guerra». La rivalità che sparisce, nella speranza anzi nella consapevolezza che quando ritornerà perché deve ritornare - sarà anche essa una rivalità diversa, come diversi saremo tutti noi. La storia dello striscione di Sarnico messo, stracciato e rimesso ha una carica simbolica enorme, che dice tanto di noi, noi bresciani e noi bergamaschi, di quanto siamo più simili di quello che vogliamo ammettere. Nemici sugli spalti, uniti nella lotta al virus. La trovata del poveretto che nella notte fra sabato e domenica aveva vandalizzato la scritta ha fatto il giro d’Italia, ma ancora più forte è stato il gesto di ripristinare immediatamente il messaggio, sempre sullo stesso ponte che divide le due province. Un messaggio di solidarietà, di speranza, ma anche una dichiarazione di guerra. Da combattere, stavolta, insieme. Magari senza cantare dai balconi, perché qui voglia di cantare ce n’è poca. Ma con quella determinazione tutta bresciana e tutta bergamasca di non lasciarsi mai andare, di non chiedere mai niente, del fare e non parlare. Se il virus non avesse sconvolto le nostre vite, fra qualche settimana si sarebbe giocato il derby di ritorno. Atalanta-Brescia era in programma il 22 aprile, di mercoledì. Probabilmente quella partita non si giocherà mai. Anche i presidenti della serie A si stanno sempre più convincendo del fatto che la stagione non si concluderà. Chissà, vedremo. In fondo, rispetto a tutto il resto conta poco, conta niente. Però che bello se partendo da questa sofferenza comune si mettesse in piedi una partita della memoria, da giocare magari ogni estate, fino a diventare un classico. Brescia-Atalanta, o Atalanta-Brescia, la coppa del ritorno, la coppa della speranza. Con i proventi da destinare a un progetto comune, magari alla ricerca, ai nostri ospedali, per evitare che tutto questo si possa ripetere. Pensiamoci, pensateci. Per non dimenticare di quella volta che in guerra ci siamo andati insieme, dalla stessa parte, nella stessa trincea, e abbiamo vinto insieme.