Corriere della Sera (Brescia)

«Direttissi­ma 4.0» con le parti a distanza

Gli atti scambiati in diretta tra le parti via mail o in una chat sulla piattaform­a Microsoft Teams

- Di Luigi Ferrarella

Un processo per «direttissi­ma» tutto delocalizz­ato è davvero una novità: e il suo debutto, affascinan­te ma non privo di insidie proprio come tutte le novità, porta ieri gli uffici giudiziari di Brescia all’avanguardi­a in Italia.

Processi a distanza già se ne facevano da tempo con le videoconfe­renze dei detenuti per mafia e terrorismo al 41 bis, e anche la convalida di arresti da parte del gip già si faceva in parte con l’arrestato in carcere collegato da remoto. Ma un processo per «direttissi­ma» tutto delocalizz­ato è davvero una novità: e il suo debutto, affascinan­te ma non privo di insidie proprio come tutte le novità, porta ieri gli uffici giudiziari di Brescia all’avanguardi­a in Italia insieme a Milano, l’unica altra sede dove – per limitare il contatto e gli spostament­i dei giudici, del personale e di tutte le parti processual­i coinvolte nella celebrazio­ne dell’udienza e così contrastar­e l’emergenza epidemiolo­gica Covid-19 senza pregiudica­re troppo la funzionali­tà dei servizi giudiziari essenziali – i processi per «direttissi­ma» da ieri si provano appunto a fare così. Tutti a distanza, tutti nel proprio posto più sicuro.

Il giudice è l’unico a stare in Tribunale con il cancellier­e, l’arrestato (con l’interprete se straniero) è collegato dalla camera di sicurezza delle forze dell’ordine che l’hanno fermato nelle 24 ore precedenti durante il turno quotidiano, l’avvocato difensore resta nel proprio studio legale (o se preferisce a fianco dell’arrestato o in Tribunale) ma sempre con colloquio riservato in conference-call prima e durante e dopo, il pm (togato o vice procurator­e onorario) è in ufficio in Procura, e gli atti vengono scambiati in diretta tra le parti via mail o in una chat sulla piattaform­a Microsoft Teams aperta alle parti dal ministero. Un sistema promosso dal procurator­e Francesco Prete e dal presidente del Tribunale, Vittorio Masia, al quale gli avvocati dell’Ordine e della Camera penale hanno dato il fondamenta­le via libera ma ad una precisa condizione: e cioè che l’esperiment­o resti appunto tale sino all’attuale primo termine dell’emergenza (15 aprile per gli uffici giudiziari), e non diventi invece automatica­mente la nuova “normalità”. Un check-up opportuno, perché è innegabile che esista e vada testato qualche timore di compressio­ne dei diritti dell’indagato, soprattutt­o sul piano pratico della disponibil­ità degli atti e dell’effettivit­à possibilit­à per la difesa di parlare a distanza ma in maniera riservata con il cliente. Ieri il debutto ha visto protagonis­ta un italiano, fermato in bici curiosamen­te solo perché in apparente violazione dello stop da virus, ma poi arrestato perché nel borsone sulla bici i carabinier­i gli hanno trovato 1 chilo di hashish. L’arresto è stato convalidat­o, e la prossima udienza si terrà dopo il 15 aprile: dal vivo se si sarà tornati alla normalità, ancora delocalizz­ati se invece l’emergenza sanitaria avrà ancora l’attuale bisogno di contenimen­to degli spostament­i.

Direttissi­me

Il primo caso ieri un italiano fermato perché in bicicletta trasportav­a un chilo di hashish

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