La Cattolica dice addio a Giorgio Arici
Una persona buona. Aveva un bel nascondere sotto un fare burbero e l’istinto fumantino la sostanza del suo essere: Giorgio Arici, responsabile dei servizi logistici della sede bresciana dell’Università Cattolica, svelava subito, sotto la scorza, la disponibilità spiccia e generosa del Bresciano. Il virus maledetto lo ha portato via dopo una degenza che aveva fatto sperare per la buona riuscita, ma non è stato così. Si stava occupando del cantiere della nuova sede distaccata, nell’ex sede del seminario diocesano in via Bollani, ultimo impegno di una pluridecennale dedizione all’Università Cattolica di Brescia; sarebbe stato il compito che lo accompagnava alla pensione.
In questi anni ha interpretato il suo ruolo, di per sé preminentemente organizzativo, con la passione e la sensibilità civile che aveva maturato nella testimonianza sociale ed ecclesiale, animatore di Rezzato S. Carlo fin da prima che divenisse Parrocchia e soprattutto esponente politico e amministrativo nel suo paese. Battagliero militante del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana rezzatese negli anni Settanta e poi per più mandati amministratore, Assessore con particolare attenzione ai Lavori Pubblici.
Sul versante professionale, docenti, studenti e personale dell’Università lo hanno conosciuto e lo ricordano così, attento all’umano che incontrava nelle persone più prossime o avvicinate solo casualmente, propenso all’ironia e alla compagnia, al rigore nello svolgimento dei suoi compiti ma non freddo nel rapporto. Giorgio era una persona a cui si attaglia la qualità della fiducia, uno su cui fare conto, nello svolgimento delle mansioni o nella confidenza di un problema, che a portarglielo fosse un collaboratore o un docente, pronto a farsi carico e a risolvere ogni problema. Il primo corridoio al piano terreno dell’Università, con il suo ufficio a metà passaggio, continuerà a risuonare dei suoi passi, di una presenza contrassegnata da concreta fattività e cordiale apertura.