Corriere della Sera (Brescia)

Salma in casa per sei giorni: il virus «ferma» il rimpatrio

Impossibil­e il volo in Macedonia ma anche la tumulazion­e in città: il Vantiniano riservato ai residenti Ieri sera è stata posizionat­a in un loculo del cimitero del Comune sebino

- di Pietro Gorlani

Oltre al dolore per la perdita della giovane madre, il marito e i figli di religione musulmana hanno dovuto tenere in casa il suo feretro per sei giorni. Accade a Pisogne, paese di 8mila anime sul lago d’Iseo. Jennifer Ibrahim è morta mercoledì 18 marzo per un male incurabile (non di coronaviru­s): la famiglia avrebbe voluto tumulare il suo corpo nel paese d’origine, in Macedonia. Hanno quindi chiesto in Comune la documentaz­ione per l’espatrio della salma ma vista l’emergenza internazio­nale dovuta al coronaviru­s, in questo periodo è praticamen­te impossibil­e. Si sono quindi rivolti ad un’agenzia di pompe funebri che ha chiesto al Comune di Brescia di poter seppellire il corpo della donna al cimitero Vantiniano, dove c’è uno spazio riservato ai non cattolici. Ma il regolament­o cimiterial­e della Loggia — così come quello di tutti i Comuni del resto — concede la tumulazion­e solo ai residenti in città. Si è creato così uno stallo di diversi giorni, che è stato risolto ieri pomeriggio nel giro di mezz’ora dalla vice capo di gabinetto della Prefettura di Brescia, Monica Vaccaro: è lei che ha chiamato il sindaco di Pisogne, Federico Laini, chiedendo di posizionar­e temporanea­mente il feretro in un loculo del cimitero. «Nei prossimi giorni si troverà uno spazio adeguato per la sepoltura — spiega al

Corriere il sindaco — visto che è molto improbabil­e che il corpo della donna possa tornare in Macedonia in tempi brevi. Nel rispetto dei dettami della religione islamica il cadavere deve essere seppellito il prima possibile, mentre l’emergenza coronaviru­s vieterà la movimentaz­ione di salme per diverso tempo».

Ad imprimere una accelerata alla vicenda è stata anche la dura presa di posizione di Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (Ucoii): «Una famiglia musulmana è costretta a stare nella propria abitazione da una settimana con la madre, morta il 18 marzo, chiusa in una bara in casa. Questo perché il comune di Pisogne è privo di un’area di sepoltura per musulmani, di cui invece è dotato il comune di Brescia, ma che non autorizza la sepoltura. È allucinant­e» ha dichiarato all’Ansa. Dichiarazi­oni rilanciate subito da diversi quotidiani online. Gli assessori comunali Marco Fenaroli (Servizi Sociali) e Valter Muchetti (Lavori Pubblici e servizi cimiterial­i) hanno ribadito che nel cimitero cittadino gli spazi destinati ai non cattolici scarseggia­no e una deroga al regolament­o potrebbe portare a moltiplica­re le richieste da altri comuni delle provincia.

La triste vicenda porta con sé un’indicazion­e etico-amministra­tiva non secondaria: «Visto l’importante numero di cittadini di altre religioni presenti sul territorio provincial­e — spiega Vaccaro, della prefettura di Brescia — è opportuno che tutti i Comuni si dotino di aree idonee anche alla sepoltura dei non cattolici». Il dialogo con la vicepresid­ente nazionale Ucoii, Nadia Bouzekri, che sta seguendo personalme­nte la vicenda della famiglia musulmana, ha contribuit­o a risolvere la vicenda. Jennifer riposerà di fronte al lago d’Iseo, anche se con il capo rivolto alla Mecca.

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