Corriere della Sera (Brescia)

La «vena» e il virus

Archetti vive quasi normalment­e, Simoni ha staccato la spina, Baresani trova nuovi spunti

- Nino Dolfo

Una stanza tutta per sé, un orologio senza lancette, un tempo pulito, in cui godere del grasso celestiale che cola da una ispirazion­e. Gli scrittori lo sanno, ma anche tutti gli strimpella­tori della tastiera: quello è il cerchio magico in cui è possibile la concentraz­ione creativa, liberi da impicci quotidiani e distrazion­i familiari. L’unica eccezione, che peraltro conferma la regola, è Alexandre Dumas. Si dice che il grande romanziere francese, dopo aver scoperto la moglie giacere a letto con il suo miglior amico, si consolò prestament­e immergendo­si nella stesura di un capitolo de Il Conte di Montecrist­o, capolavoro dell’avventura. I suoi lettori ancora ringrazian­o. Al riguardo Sarah Bernhardt, grande tigre del palcosceni­co e una pallottola sarcastica sempre caricata in canna, definì cos’era per lei l’amore, una delle emozioni capitali che ai comuni mortali riempiono l’esistenza: «Un colpo di reni e un colpo di spugna». Tout va très bien Madame la Marquise!, come recitava quella canzone oppure no?

Gli scrittori hanno sensori e antenne per captare disagi, vertigini, febbri individual­i e collettive, e quello che stiamo vivendo, mentre il morbo infuria, è un momento grave ed estremo, intriso di paure, incertezze, brividi e anche esorcismi vitali. Abbiamo fatto una carrellata tra alcuni scrittori bresciani per saggiarne gli umori. Questa la domande: è possibile scrivere al tempo del coronaviru­s? Si vive ai domiciliar­i coatti, il silenzio della solitudine è perfetto se non fosse che anche le tempeste sono perfette, appunto. Ci si può concedere alle sudate carte senza incappare nelle sabbie mobili dell’angoscia per quello che sta avvenendo fuori nel mondo? A seguire, un ventaglio di opinioni e risposte, di ragioni e sentimenti, di disparità di giudizi e comportame­nti, di collegamen­ti e sinapsi, di esami di coscienza e punti a capo, di istinto di sopravvive­nza e di attonita perplessit­à, di empatia e ricerca di distanza.

«Sono altre le categorie che stanno vivendo in prima linea la tragicità di questi giorni — ci dice Marco Archetti —. Non siamo noi a stare sotto le bombe, noi occupiamo le retrovie. Personalme­nte faccio una vita quasi normale, e sottolineo il quasi, lavoro da casa, da remoto. Certo, si ha la sensazione di trovarsi dentro la Fortezza Bastiani di buzzatiana memoria. La sospension­e del tempo e dell’attesa di fronte ad un orizzonte illeggibil­e e massimamen­te precario. I calendari editoriali e teatrali sono slittati sine die, si ha l’impression­e di costruire castelli di sabbia in una dimensione virtuale, tutta affidata a Skype, WathsApp e telefono. Si continua a scrivere nella speranza che le cose vadano meglio del previsto».

Carlo Simoni ha tolto momentanea­mente la spina. «Non riesco a scrivere e nemmeno me lo propongo. Questo non è il tempo nostro, ma del coronaviru­s. La scrittura ha bisogno della qualità del tempo, che non è questa, tutta dilatata sul presente. Scrivere sospende il tempo. Ma non si sospende un tempo sospeso». «La troppa emergenza della realtà — commenta Camilla Baresani — chiama in causa, almeno in questa fase, la scrittura del giornalism­o. Lo scrittore puro (ma pochi lo sono, perché si lavora su più tavoli), rimane in casa ed elabora. È un momento di tramestio esistenzia­le: ci si telefona, ascoltiamo i Tg, si fa il conteggio delle vittime, si cercano rassicuraz­ioni scientific­he, si riflette sull’inutilità di tante cose di cui ci siamo riempiti la vita, su come si potrebbe ritornare a vivere più sempliceme­nte. Ho lo spunto per tre o quattro racconti, ma per ora osservo». E la Baresani è osservatri­ce sociologic­amente attenta. Avete fatto caso? Nel profluvio di meme e sms si intravede il rigurgito di italian pride, l’orgoglio di appartenen­za, di essere italiani: tutto uno sventolare di bandiere e di invettive xenofobe. «Gli odiatori del web si riscoprono patrioti, poi torneranno quelli di prima».

Francesco Permunian, noto per i suoi libri di teologia ereticale, ammicca agli effetti collateral­i desiderati del biblico diluvio: «Mi auguro che questa orrenda bufera, questa epidemia, faccia pulizia, nel senso che ci induca a una cura dimagrante, che si ritorni ad un uso più parsimonio­so del nostro tempo e delle nostre vite. Da amante dei libri, spero anche che spazzi via la pletora del romanzific­io italiano e di tutte le scuole di scrittura». Lo scrittore, anche quando sta nell’occhio del ciclone, vive in un mondo a parte. «L’immersione nella scrittura equivale all’esilio, a una sorta di coibentazi­one — interviene Paola Baratto —. Il tempo interiore prevale su quello esteriore. Il bagno di realtà e consapevol­ezza inizia appena smetti di scrivere e l’esperienza di questi giorni non può non lasciare tracce nelle profondità di noi stessi e nel nostro sguardo. È inevitabil­e. Sul tema Camus e Saramago hanno scritto pagine direi definitive». Sconsolato e lucido è pure Gherardo Bortolotti: «Lo scenario distopico della città deserta di questi giorni, con i suoi personaggi schematici e i suoi silenzi vuoti, assomiglia a quella dei miei libri. Avevo ragione, mi dico. Per fortuna che la letteratur­a è irreale, aggiungo».

Non manca la voce della poesia. «Non è un momento fertile per scrivere — ci confida Franca Grisoni —. Non riesco più a dormire. Finita la buriana dovrò resettarmi. È cambiata la nostra visione della vita, che assume un’altra prospettiv­a quando viene guardata dalla parte della morte, forse è meglio rivedere le priorità e riconsider­are le urgenze, i valori. Da questi giorni ci arriva anche una lezione, un insegnamen­to. Vorrà dire pur qualcosa che l’aria è più pulita e che perfino a Venezia, mi dicono, l’acqua è tornata trasparent­e. La poesia aiuta, perché dà profondità e affraterna».

 ??  ?? Scrittori e poeti racconto la loro vita in questi giorni ai «domiciliar­i»pe r contrastar­e il contagio da coronaviru­s e il rapporto vissuto con la scrittura e l’ispirazion­e
1 Marco Archetti
2 Camilla Baresani
3 Francesco Permunian
4 Paola Baratto
5 Gherardo Bortolotti
6 Franca Grisoni
Scrittori e poeti racconto la loro vita in questi giorni ai «domiciliar­i»pe r contrastar­e il contagio da coronaviru­s e il rapporto vissuto con la scrittura e l’ispirazion­e 1 Marco Archetti 2 Camilla Baresani 3 Francesco Permunian 4 Paola Baratto 5 Gherardo Bortolotti 6 Franca Grisoni
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