Sciopero, adesione dell’80% Fermo il 97% dei cantieri
Ieri hanno incrociato le braccia i lavoratori rimasti in servizio nelle industrie metalmeccaniche Rivista la lista dei settori che possono lavorare
Un’adesione che ha superato la soglia dell’80 per cento. È questo il bilancio relativo alla provincia di Brescia dello sciopero unitario indetto dai metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil — ma che poi si è esteso anche ad altre categorie industriali della filiera manifatturiera come i tessili e la gomma-plastica — che ha interessato ieri tutta la Lombardia.
L’obiettivo era quello di chiedere al governo di rivedere in modo più restrittivo la lista di attività che possono continuare a produrre, fermando in questo modo le attività in tutte quelle aziende che non hanno produzioni essenziali e di pubblica utilità per le necessità del Paese e chiudere quei luoghi di lavoro dove non ricorrano le condizioni di sicurezza.
Una discussione che si è appunto riaperta ieri in videoconferenza con i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli alla fine della quale, scrivono i sindacati, «è stata trovata un’intesa sulla nuova lista Ateco, in cui sono state tolte le attività non essenziali. È stato fatto un grande lavoro comune — sottolineano Cgil, Cisl e Uil in una nota — ottenendo un ottimo risultato nella direzione di tutelare la salute di tutti i lavoratori e di tutti i cittadini. È stato tolto dall’elenco tutto ciò che non era essenziale, visto il momento difficile che stiamo vivendo».
Nel frattempo, martedì sera si era chiusa la finestra di 48 ore concessa dal governo alle aziende per chiedere alle Prefetture di riferimento le autorizzazioni in deroga a continuare le produzioni. Una lista che a Brescia, ha riferito ieri
Palazzo Broletto, ha superato le tremila richieste fra comunicazioni di proseguimento attività (2.800 in totale) e istanze di autorizzazione (oltre 250). Spetterà ora a Camera di Commercio e Guardia di Finanza vagliare i requisiti di idoneità e le corrispondenze con i codici Ateco previsti dal decreto del 22 marzo.
Tornando allo sciopero di ieri, l’iniziativa sindacale ha coinvolto a Brescia buona parte di quel 30% di aziende che ancora erano aperte dopo il decreto Cura Italia e che poi avevano deciso di proseguire le lavorazioni in deroga al successivo provvedimento della presidenza del consiglio — il cosiddetto Chiudi Italia — firmato durante lo scorso fine settimana, fra cui le metalmeccaniche Fad Assali, Leonessa, Omr, Industrie Saleri Italo, Camozzi di Polpenazze e Lumezzane, Sepal, Cavagna Group, Pedrotti Normalizzati, Innse Berardi, Fmg. Adesione «molto alta» secondo la Camera del Lavoro di Brescia anche nel settore gomma-plastica, a esclusione delle aziende del packaging alimentare (che garantiranno la produzione), con lavoratori in sciopero in varie aziende, fra le quali Invatec-Medtronic, Tovo Gomma, Greif, Ave. Per quanto riguarda il tessile, invece, le produzioni erano già praticamente ferme da diversi giorni. Faceva eccezione la Filtes International, che produce filati tecnologici, e dove l’adesione allo sciopero è stata del 90%. Diverso il discorso per il settore chimico, con il comparto farmaceutico che ha necessariamente garantito la produzione o dove c’è garanzia dei servizi minimi essenziali negli impianti Seveso III. Scioperi si sono svolti infine anche nelle industrie di pitture e vernici.
«Nei prossimi giorni — conclude la nota sindacale — saremo impegnati a far applicare il protocollo condiviso con le parti datoriali».