Creare in «gabbia»
Da Montalbetti ai Mandonico, i compositori al tempo del coronavirus: «La musica ci salverà»
La creazione musicale al tempo del coronavirus: una via di salvezza, come sempre è la musica. Questo sembra emergere da un rapido confronto con alcuni dei compositori bresciani oggi più attivi. «Il drammatico momento che viviamo è costantemente in evoluzione» dice Mauro Montalbetti, che sta lavorando a un importante progetto teatrale sull’imperatrice Teodora per il Ravenna Festival, la cui prima dovrebbe essere il 9 giugno nella Basilica di San Vitale. «Fatico a immaginare musica legata agli eventi dolorosi che ci circondano e riesco con sforzi notevoli a portare avanti il lavoro attuale. Probabilmente anche senza dichiararlo, le emozioni di questo periodo entreranno nell’opera in corso, sarà inevitabile credo».
«Dal canto mio — dice Antonio Giacometti — cerco di fare la mia vita di sempre: mi dedico al conservatorio, preparando le lezioni online, seguo le tesi, continuo a lavorare al libro sul teatro musicale per bambini che devo consegnare a Franco Angeli nel 2021 e, no... Non sto componendo un pezzo sul coronavirus, ci mancherebbe altro, ma sto elaborando un lavoro per fisarmonica e 9 strumenti sul dramma dell’Alzheimer, dedicato alla sorella di mio padre, che ne sta morendo».
La musica è un «vizio» per la famiglia Mandonico: Claudio e il figlio Daniele. Il primo ha appena completato due partiture e ora sta lavorando a un oratorio per soli, coro e orchestra. «Sembra un paradosso, ma scrivere musica non è cambiato rispetto a prima — dice Daniele —. Penso che molti compositori siano accomunati dal fatto di scegliere la solitudine quando si compone. Questo isolamento è tempo prezioso: scrivo automaticamente, senza pensare, ma con produttività: sono condizionato dalle notizie che leggo, e da uno spirito comune di solidarietà. Dove mi porterà il mio scrivere? Ancora non lo so. Spero di realizzare un brano gioioso, vivo, che anticipi il ritorno di tempi migliori». Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Gorini, che si divide tra l’Italia e Amsterdam: «In questo periodo abbiamo tempo per pensare, valutare, riposare, scoprire o riscoprire. Personalmente queste settimane senza concerti stanno dando grande spazio alla composizione. Sto lavorando ad un importante progetto ‘in solo’ attraverso mezzi elettronici e varie tastiere, tra cui il piano ovviamente. L’obiettivo è comporre un album di mondi sonori che rispecchino il mio carattere di musicista, per identificare e ragionare su questo aspetto serve tempo, e in queste settimane ce ne sarà molto». Si concentra solo sulla musica Rossano Pinelli: «Sto lavorando a un pezzo per pianoforte a 4 mani ed è assai più probabile che sia influenzato dagli studi e dagli ascolti che sto facendo in questo periodo che non dalle circostanze esterne, per quanto inquietanti. Penso esclusivamente alla musica e ai problemi che la scrittura stessa mi pone; l’afflato emotivo soggettivo poco conta, e se vi entra lo fa inconsciamente. Scrivere musica è sempre, per me, una questione di artigianato, di problemi da porsi e risolvere».