I sindaci: «Noi e l’emergenza»
Un mese di trincea anche per i sindaci tra paure, richieste di aiuto e tanta solidarietà. Ecco il racconto di quattro primi cittadini del Bresciano.
Obiettore di coscienza e pacifista, il sindaco di Malegno Paolo Erba si sente comunque in trincea per contrastare la diffusione del Covid19. Monta di guardia alle 6 del mattino, quando risponde alle mail e ai messaggi, e stacca alle 23, dopo aver riattaccato l’ultima telefonata. «In un paese come il nostro (duemila anime, ndr) il mio numero ce l’hanno tutti». I sindaci delle comunità di montagna sono in prima linea a fronteggiare le richieste della cittadinanza: «Per le questioni sanitarie provano a contattare il medico, ma per tutto il resto si rivolgono direttamente al sindaco». Cioè a lui, che deve spiegare la regola della passeggiata con il cane, il meccanismo di distribuzione dei farmaci, il servizio a domicilio i tamponi di controllo. «Se non sono gli altri a chiamarmi, sono io a telefonare ai malati e alle persone in quarantena». Attualmente sono 19 i casi ufficiali a Malegno ma l’impressione è che siano molti di più. Per gli altri, il problema è occupare il tempo: Erba e i suoi si sono inventati, tramite la piattaforma Meet di Google, appuntamenti quotidiani, dalla preghiera del mattino agli allenamenti sportivi. Quando a sera sopraggiunge la stanchezza, ci pensano la sua famiglia o i malignesi a tirarlo su: «Gente per strada mi consegna buste con dentro qualche banconota per “aiutare chi ne ha bisogno”; una trentina di donne sta cucendo le mascherine da distribuire: mancava l’elastico, la mattina dopo ne sono arrivati 5 chilometri».
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Il mio numero ce l’hanno tutti: rispondo a qualsiasi ora. Ogni sera ricevo aiuti per chi ne ha bisogno