Ansia, panico, smarrimento Psicoterapeuti in prima linea
Tante associazioni offrono consulenze telefoniche e c’è il servizio del Comune di Brescia che è stato allargato anche a chi vive in provincia
In questo periodo che sconvolge vite, famiglie e routine quotidiane, a partire dal diktat #iorestoacasa il tema di come affrontare la quarantena vede coinvolti in prima linea gli psicoterapeuti. Paura, se non direttamente angoscia e panico, sono le condizioni psicologiche personificate in pectore. Mentre si moltiplicano app e link per fare ginnastica in casa o visitare virtualmente musei e biblioteche, a supporto di coloro che non riescono a fronteggiare stati d’animo ostili si sono attivati i «dottori della psiche». A Brescia tra le prime associazioni a muoversi è stata Ansiamente, che sensibilizza il territorio sugli ambiti di intervento della psicologia: quattro psicoterapeuti e una psichiatra da un mese ricevono email con richieste di aiuto, non solo da cittadini bresciani, e supportano anche il personale sanitario (scrivere ad associazioneansiamente@gmail.com per essere ricontattati e fissare il counseling telefonico) . «Ci hanno contattati anche da Cremona e dalla Puglia» hanno raccontato non senza stupore le psicoterapeute Marzia
Poli e Chiara Stampatori. L’approccio è cognitivo-comportamentale, il cui modello teorico «è vicino a quello della psicologia dell’emergenza — ha messo in luce Poli —. Chiamano uomini e donne dai 30 ai 50 anni circa con disturbi d’ansia spesso precedenti, accentuati dalla minaccia Covid-19». Emerge la fotografia dell’angoscia quasi personificata. «La si palpa con mano — ha detto Stampatori —. E iniziano a somatizzare anche persone senza pregressi: i sintomi in apparenza compatibili con il virus creano interpretazioni errate. Sono quindi messi in atto comportamenti protettivi: c’è chi si misura la febbre venti volte al giorno o usa il saturimetro di continuo, quando fino a un mese fa non sapeva cosa fosse». Una delle indicazioni date è di esporsi solo un’ora al giorno alle notizie, da fonte autorevole. Posto lo stato d’animo di spavento rispetto al futuro con proiezioni anche catastrofiche, Poli sottolinea come per molti sia straniante «ricostruire una quotidianità in casa con un senso, nel contesto di una quarantena coatta che creerà non poche incertezze anche nel post: l’evitamento rinforza l’ansia, per cui esporsi nuovamente risulterà difficile. Emerge, inoltre, il problema di non saper gestire lo smart working: tanti si sentono continuamente pressati, temendo non venga loro riconosciuto il lavoro che svolgono, in quanto sono tra le mura domestiche».
La quarantena forzata sta acuendo anche le dinamiche disfunzionali delle famiglie, come evidenzia Carla Ferrari Aggradi, coordinatrice del gruppo Psicologi per il Welfare del Comune di Brescia insieme alla responsabile dei Servizi Sociali Silvia Bonizzoni e a un ristretto gruppo di colleghe. Il servizio pubblico voluto dall’Amministrazione, partito il 13 marzo e appena allargato a tutta la Provincia, prevede il supporto di 30 psicoterapeuti di grande esperienza. Le telefonate sono a oggi 140, l’utenza varia dai trentenni a qualche ultra-settantenne (chiamare il 338/5036074 dalle 11 alle 17 tutti i giorni). «Se dopo due colloqui, che non vanno oltre l’ora, la persona segnala ulteriore bisogno tendiamo a rinviarla a un collega, per iniziare un percorso idoneo. Tagliare le relazioni che sono pane per l’uomo ha accentuato i problemi. Ai temi della solitudine e della convivenza continua, che per molti implica assenza di tempo e spazio per sé, se ne aggiunge un altro nuovo e tragico, anche per noi psicoterapeuti — ha affermato Ferrari Aggradi —: non poter accompagnare i cari a morire e al funerale. La mancanza di riti di accompagnamento alla morte è gravissima e sarà anche in futuro un peso notevole da elaborare: non fa parte della nostra cultura. È doloroso, drammatico, surreale».