Torna il «virus» della fame Pioggia di richieste in Caritas
Il magazzino all’Ortomercato ha ripreso a funzionare: parrocchie ed enti subissati di richieste Il dramma dei giostrai rimasti senza fiere
Il magazzino dell’Ortomercato dove la Caritas raccoglie era stato temporaneamente chiuso per ragioni di sicurezza allo scattare della quarantena. Ora è stato riaperto perché la Caritas è stata infestata da richieste di aiuto. Non solo parrocchie ma anche intere categorie come quelle dei giostrai rimasti senza più fiere e reddito.
Generi alimentari dal pavimento al soffitto, pacchi di biscotti, file di scatolame, pasta, tutto ciò che può durare nel tempo e curare la fame. Al magazzino Ottavo giorno della Caritas diocesana, negli spazi dell’Ortomercato, il muletto fa avanti e indietro, solleva i pacchi e li trasporta fuori, dove vengono caricati nei bagagliai delle auto che arrivano e vanno.
Giovedì era il turno dei giostrai: hanno dovuto annullare tutti gli spettacoli viaggianti e sono rimasti senza lavoro. E senza stipendio. Così un componente di ciascuna famiglia è andato al magazzino e insieme agli operatori Caritas ha riempito camion e rimorchi di generi alimentari da ridistribuire alle proprie micro comunità, più di 500 persone in tutta la provincia.
Poi c’è la distribuzione alle singole parrocchie e alle famiglie che prendono direttamente contatto con la Caritas.
Il coronavirus esagera tutto, aumenta la malattia, la morte e la povertà.
E le richieste di aiuto: innumerevoli quelle che arrivano alla Caritas, e non solo da parte delle famiglie e dei volontari delle parrocchie ma, con l’esplosione dell’epidemia, anche delle amministrazioni locali, che faticano a rispondere alle richieste sempre crescenti dei loro concittadini.
Tanto che lo stesso magazzino della Caritas, chiuso all’inizio dell’epidemia, ha dovuto riaprire per far fronte all’emergenza: «Questo spazio era gestito dai nostri volontari - spiega il vicedirettore della Caritas bresciana Marco Danesi - e non volevamo che si assumessero una responsabilità così forte. Però poi abbiamo dovuto riaprirlo noi, inizialmente solo con aperture straordinarie emergenziali per rifornire le parrocchie che ne facevano richiesta. Oggi invece abbiamo deciso di aprirlo in modo sistematico per alcuni giorni a settimana, perché le richieste sono in continua crescita».
Adesso in magazzino lavorano gli operatori Caritas insieme ad alcuni ragazzi del servizio civile.
A Brescia sono molte le forme di aiuto per le famiglie, ultima in ordine di tempo quella dei buoni spesa erogati dalla Loggia, ma la domanda di cibo aumenta giorno dopo giorno. Difficile ad oggi quantificare le richieste: Caritas italiana ha stimato un aumento dal 20 al 50%, mentre la Caritas bresciana ha avviato un’indagine sulle 123 parrocchie che accedono al servizio del magazzino per capire quali sono le realtà attive e i relativi bisogni.
E da coprire non ci sono solo le necessità di oggi ma anche quelle che verranno con il prolungarsi dell’emergenza: «Tante persone avevano un lavoro precario e l’hanno perso quindi si trovano in difficoltà, che immaginano non solo nel presente ma anche nel futuro. Questo si traduce in una serie di richieste per capire come andare avanti
nella quotidianità», spiega Danesi. Termometro di una situazione sempre più difficile è anche la mensa Menni: la sala è chiusa ma la struttura rimane aperta dal lunedì al sabato per la distribuzione di un sacchetto con il pranzo. «Di norma - continua Danesi riceviamo 180 ospiti, molti dei quali sono senza fissa dimora. Da quando è iniziata l’emergenza il dormitorio non chiude più durante il giorno, quindi molti non hanno più necessità di venire alla mensa per il pranzo perché viene servito direttamente in struttura. Nonostante questo però, anziché diminuire, il numero di persone che viene in mensa è rimasto costante. Ci sono i senzatetto rimasti fuori dal giro dei dormitori, ma anche molti volti nuovi. Oggi arrivano anche molte persone che un posto in cui stare ce l’hanno: prendono il sacchetto con il pasto e lo portano a casa».
I generi alimentari in attesa di distribuzione arrivano da donazioni o da acquisti della Caritas con il contributo delle singole parrocchie, e la criticità maggiore, continua Danesi, è l’organizzazione degli aiuti: «Dovremo trovare un sistema per migliorare la gestione e garantire che tutti abbiano qualcosa, altrimenti il rischio è che alcuni riescano ad accedere a più forme di sostegno, lasciando però altri indietro».
Marco Danesi, vicedirettore Caritas
Le richieste sono in continua crescita