Reparto Covid al Civile 180 posti entro maggio Albini: scelta assurda
Il dado ormai è tratto. Gli Spedali Civili confermano che la Regione ha deciso di realizzare un centro per i pazienti Covid in un padiglione dell’ospedale, per la precisione la scala 4. «Quell’ala è vuota, eccezion fatta per il reparto di Urologia al quinto piano che sarà da spostare» spiega il direttore Marco Trivelli. C’era già un progetto di ristrutturazione di quel padiglione (stazione appaltante Infrastrutture Lombarde), motivo per cui la scala 4 era stata di fatto svuotata. Ora è previsto un cantiere agile (per un costo di 1,1 milioni) per avere entro un mese 180 posti letto.
Il via libera definitivo al nuovo reparto è stato deciso ieri in commissione regionale Sanità (i dettagli saranno forniti stamattina in una conferenza stampa al Civile). L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha parlato di «modello israeliano» ovvero ospedali ad hoc «o interi reparti destinati ad ogni tipo di evenienza». E riguardo a Brescia ha aggiunto: «Abbiamo ritenuto che fosse più idoneo di realizzarlo in una struttura ospedaliera piuttosto che in un campo da baseball (quello adiacente l’università, ndr). Se ho bisogno di una struttura che mi serve per degli anni, magari anche con la neve ed il freddo, é molto meglio una struttura ospedaliera che dei moduli prefabbricati. A Brescia abbiamo la fortuna di avere agli Spedali Civili un intero building da 180 posti letto che può essere riadattato in qualche settimana. Una soluzione migliore di un ospedale da campo». Tramonta del tutto l’ipotesi indicata dai sindaci del territorio — con in testa Del Bono — e da esponenti bresciani del Governo di avere una nuova struttura esterna agli ospedali, interamente dedicata all’emergenza Covid. «Il fabbricato in via Branze avrebbe richiesto 9 milioni di euro, necessitava di fondamenta in cemento armato e avrebbe richiesto più tempo. La scelta adottata dalla Regione è la più funzionale» spiega l’assessore regionale Fabio Rolfi.
Il nuovo reparto servirà quindi per i prossimi mesi, fino alla fase di post-emergenza: oggi i casi di nuovi contagi da Coronavirus sono in diminuzione ma non sono certo svaniti. Al Civile sono ancora più di 700 i pazienti Covid ricoverati. Le degenze sono lunghe e l’emergenza ha di fatto paralizzato tutte le attività non legate all’emergenzaurgenza, come traumi o ictus. È quindi necessario ripartire il prima possibile, sapendo che in autunno il numero dei contagi potrebbe tornare a salire in maniera significativa. «L’ala potrebbe rimanere Covid – ragiona Trivelli – e il vecchio progetto di ristrutturazione potrebbe essere rivisto o rimandato». Negli altri reparti, che misure si adotteranno? «Credo sia inevitabile che si tengano dappertutto misure di sicurezza anti-Covid. Almeno per un anno». Secondo i piani della Regione il reparto avrà un suo impianto di aereazione e non è a rischio la sicurezza degli altri pazienti e operatori sanitari. Non la pensa così la dottoressa Donatella Albini, consigliera comunale con delega alla Sanità: «È contro qualsiasi regola epidemiologica realizzare un reparto altamente infettivo dentro l’ospedale. Se questa è la scelta della Regione mi chiedo come mai non sia stata adottata un mese fa. E resta il tema del personale: non c’era per l’ospedale da campo, chi gestirà questo reparto?». Le risponde indirettamente Rolfi: «Spero che Protezione Civile e Governo mandino gli operatori sanitari che avevano promesso». Soddisfatto a metà invece il sindaco Del Bono: «è un passo avanti ma auspico che resti aperta l’ipotesi avanzata dai direttori di Civile e Poliambulanza di avere anche una struttura esterna ed isolata per non esporre medici e pazienti al rischio contagio. Il Comune è disponibile ad individuare degli edifici da riconvertire». Un’ipotesi però, del tutto tramontata.