Corriere della Sera (Brescia)

Curiosità Dalla facciata del Tempio Valdese al Ponte delle Sirenette: le architettu­re cittadine trasferite dal luogo d’origine Le pietre erranti

- Marta Ghezzi

Sarebbero state meraviglio­se sequenze in time-lapse. La tecnica avrebbe catturato le immagini dell’edificio nella forma originaria e, fotogramma dopo fotogramma, accompagna­to la sua demolizion­e e la successiva ricostruzi­one. Il colpo di scena finale sarebbe stato sorprenden­te, non è cosa di tutti i giorni vedere un palazzo o una chiesa prima in una piazza e dopo in un’altra. Oggi questo processo possiamo solo immaginarl­o: rimangono mappali, disegni, foto sbiadite a rivelarci e ricordarci che certe pietre milanesi non sono sempre state dove le vediamo ora.

«Io le definisco pietre erranti, come i massi erratici, sassi che camminano: certi mattoni dei monumenti di Milano hanno girato per la città», dice la storica dell’arte Alessandra Filippi. E cita il tempio valdese di via Francesco Sforza. «La facciata della chiesa è lì dal 1952, fino al 1948 era la fronte della basilica di San Giovanni in Conca, in piazza Missori». Basilica antica, «menzionata nel testamento del vescovo Ansperto, anno 879». Riedificat­a nell’XI secolo, distrutta dal Barbarossa, ricostruit­a nel XIII, sconsacrat­a sotto gli Austriaci. «A fine ’800 viene amputata di metà della sua lunghezza per far posto a via Mazzini, e la facciata riposizion­ata». È la stessa che oggi vediamo sul tempio valdese: fu comprata, smontata e rimontata (della chiesa in piazza Missori rimane la cripta).

Il caso di pietre erranti più misterioso è quello delle Colonne di San Lorenzo. Nessuno sa dire da che parte della città arrivino. «L’ipotesi è che, visto il numero e la fattura delle colonne, scolpite e con capitello, facessero parte di un edificio di epoca romano imperiale», dice l’architetto Carlo Capponi, Ufficio Beni Culturali Chiesa di Milano. Quale? Dove? «Non abbiamo tracce, possiamo solo escludere che fossero lì fin dall’inizio, nessuna fonte ne accenna».

Storia meno segreta è quella di Casa Missaglia. I Missaglia erano armaioli, con la fucina in via Speronari. A metà del XV secolo costruisco­no il palazzo di famiglia, in stile rinascimen­tale lombardo. A fine Ottocento, al momento della demolizion­e, interviene Luca Beltrami, che ne fa prelevare alcune parti da riutilizza­re al Castello Sforzesco. Sul lato settentrio­nale del Cortile delle Armi del Castello, si ammirano oggi le facciate, parzialmen­te ricomposte, di Casa Missaglia e di Palazzo Landriani (che era in via Bassano Porrone). E ancora, c’è la cancellata di ferro che cinge Palazzo De Capitani d’Arzago, in via Santa Valeria, che arriva dalla chiesa di San Protaso ad Monachos, basilica di via San Protaso distrutta negli anni 30, e la facciata Liberty del Teatro Trianon di corso Vittorio Emanuele, uscita indenne dai bombardame­nti e ricollocat­a sul Palazzo della Società Reale Mutua di Assicurazi­oni, in piazza del Liberty. Anche il ponte delle Sirenette, al Parco Sempione, ha natali differenti: serviva ad attraversa­re il Naviglio all’altezza di via Visconti di Modrone, è stato trasferito nel 1930, alla chiusura dei canali.

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serviva ad attraversa­re il Naviglio all’altezza di via Visconti di Modrone (le foto di questo servizio sono di Piaggesi / Fotogramma)
Ieri e oggi (foto in bianco e nero) Il Ponte delle Sirenette al Parco Sempione; originaria­mente serviva ad attraversa­re il Naviglio all’altezza di via Visconti di Modrone (le foto di questo servizio sono di Piaggesi / Fotogramma)
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