Badanti in nero Sono tante e senza aiuti
Nessun ammortizzatore sociale per queste figure Alle Acli lieve aumento delle regolarizzazioni Tante richieste di congedo per la legge 104
Emergenza nell’emergenza. È il caso delle badanti e delle colf che lavorano nelle case dei bresciani. Si stima che siano almeno 12mila le collaboratrici domestiche, ma due terzi non hanno contratto e lavorano in nero. In questa situazione si trovano quindi senza alcun paracadute: senza ammortizzatori sociali e, talvolta, anche senza un tetto sulla testa. Chi è riuscito a mantenere il lavoro spesso non ha dispositivi di protezione. Le Acli hanno anche notato un aumento delle contrattualizzazioni.
Due su tre lavorano in nero, di ammortizzatori sociali praticamente non ne hanno e in questi giorni complicati i dispositivi di protezione individuali devono procurarseli da sole. Sono le colf e le badanti, circa 12 mila in provincia di Brescia, solo un terzo o poco più delle quali con un contratto regolare.
L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dai sindacati. «È emergenza nell’emergenza per il lavoro di cura e assistenza — afferma Ivan Pedretti, bresciano, segretario nazionale dello Spi Cgil —. I timori del contagio, le difficoltà di reperire e gestire i dispositivi di protezione e le ristrettezze economiche stanno mettendo in difficoltà i lavoratori del settore e le famiglie, loro datori di lavoro. È indispensabile intervenire presto con misure di sostegno e protezione, a tutela della salute e del lavoro».
Anche le Acli nazionali hanno lanciato l’allarme rispetto a un mondo che spesso si muove nell’ombra: «Tra le categorie più colpite c’è quella dei lavoratori domestici — spiega una nota delle Acli —, dimenticati o quasi anche dalle recenti disposizioni del Governo». Tra i fenomeni che si sono osservati c’è anche un anomalo aumento delle regolarizzazioni, soprattutto nel Sud Italia: «Da noi non sta capitando — osserva Rita Tagassini, responsabile del patronato Acli della provincia di Brescia —, però diciamo che anche nel mese di marzo abbiamo avuto un discreto numero di regolarizzazione, intorno al 50% rispetto allo scorso anno».
La responsabile non lo dice, ma par di capire che sia rimasta un po’ stupita dal dato delle regolarizzazioni. La realtà del settore dice che è assai difficile che una colf o una badante venga regolarizzata al primo giorno di lavoro e che quindi pensare a tanta solerzia nel pieno dell’emergenza (con tanto di divieto a uscire di casa o quasi) un po’ colpisce.
Facile insomma che in non pochi casi ci sia stata la necessità di regolarizzazione (effetto collaterale positivo dell’emergenza) per evitare problemi, che la badante fosse fermata per strada durante un controllo ad esempio o che si ammalasse facendo venir fuori poi la rete dei contatti avuti nei giorni precedenti. Di sicuro un mondo che in gran parte continua a restare sommerso.
E molte, anche, le colf e le badanti che sono state licenziate proprio a causa dell’emergenza. Per il resto al patronato Acli si lavora a distanza in modalità smart, le domande relative alla previdenza sono ferme o quasi («a parte chi deve andare in pensione nell’immediato»), mentre sta crescendo tutta la parte relativa al sostegno al reddito.
«Nel mese di marzo abbiamo gestito 425 domande, una crescita del 6% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno — spiega Tagassini —, ma sono in pratica tutti contratti a tempo determinato che non sono stati rinnovati». Estendendo anche agli altri Caf, i contratto a tempo determinato persi per strada e che non verranno rinnovati nemmeno nei prossimi mesi sono già qualche migliaio. «Credo — afferma la responsabile del patronato — che ad aprile o maggio aumenteranno i numeri, e non solo per i contratti a termine non rinnovati». Nel mese appena passato c’è stato anche un aumento di oltre il 100% delle domande di congedi straordinari legati alla legge 104. «Chi aveva la possibilità ha fatto domanda». In forte aumento anche i congedi di maternità. Piccolo boom o quasi anche per la gestione delle pratiche del bonus da 600 euro: «Con tanti problemi: il primo giorno, come è noto, il sistema dell’Inps è andato completamente in tilt, ma anche adesso si prosegue decisamente a rilento». Intoppi fastidiosi in tempi normali, con sovraccarico di burocrazia, gravi in una fase come questa.