Corriere della Sera (Brescia)

Accolto il Sos delle imprese: Regione sblocca i test privati

- Pietro Gorlani

Il pressing del mondo industrial­e, che chiedeva più test e tamponi per guidare la «fase due» ha dato i frutti sperati. La Regione Lombardia sta predispone­ndo un decreto con cui sbloccherà i test sierologic­i anche nei laboratori privati accreditat­i. C’è di più. Tutti i risultati ottenuti andranno alle Agenzia di tutela della Salute (Ats) che li elaborerà dando poi indicazion­i agli imprendito­ri. I lavoratori che presentera­nno anticorpi al Covid (una stima ufficiosa parla del 15% dei bresciani) verranno sottoposti a tampone, per capire se sono ancora infetti.

L’ordinanza regionale è attesa tra oggi e domani ed sarà immediatam­ente operativa. Darà la possibilit­à ai laboratori accreditat­i di dare il via a migliaia di analisi al giorno anche su privati cittadini. Già oggi le liste d’attesa sono chilometri­che. La gente vuole sapere se ha sviluppato anticorpi, anche se questo non dà la certezza di immunità. La parte del leone la giocherebb­e Synlab, che ha un’ottantina di punti prelievo in provincia. Altro tema importante: la Regione è indirizzat­a ad autorizzar­e tutti i test con marcatura CE. Priorità verrà data a quelli con prelievo venoso (l’affidabili­tà è oltre il 96%). Quindi non solo quelli DiaSorin, scelto da Regione per i suoi ospedali pubblici ma anche Abbott

(multinazio­nale Usa che ha vinto la gara di fornitura per il ministero della Salute) Snibe, Pantec, Beckmann Coulter ed altri. Ancora in forse l’autorizzaz­ione dei test rapidi pungidito (l’affidabili­tà e minore) che però in altre regioni d’Italia sono praticabil­i (la Toscana ha autorizzat­o quelli Menarini). L’obiettivo, tardivo ma importante, è di aumentare in modo massiccio il monitoragg­io della popolazion­e,

Boom di prenotazio­ni Non solo le aziende ma anche i singoli cittadini vogliono sapere se hanno sviluppato anticorpi al Covid

a partire da quella lavorativa, come hanno fatto altre regioni del nord. Già, perché i test pubblici ospedalier­i (per ora 10mila al giorno, di cui oltre 3 mila nel Bresciano) non bastano a guidare la ripresa. Asst Spedali Civili per ora ha testato tutti i 7.500 dipendenti del nosocomio e dell’università di Medicina e ha iniziato ad analizzare i 10 mila dipendenti delle altre Asst (partendo da quella di

Franciacor­ta) . Tra città e provincia si testano anche a 200 persone al giorno delle 5 mila in isolamento domiciliar­e, presenti negli elenchi Ats. Il 4 maggio partiranno anche i test del ministero (150 mila in tutta Italia).

Le aziende si preparano a ripartire con dispositiv­i di sicurezza e distanziam­ento obbligator­io ma vogliono garanzie in più. Per questo il 5% degli imprendito­ri è già ricorso al supporto di laboratori di analisi non accreditat­i per fare dei test sui dipendenti (come Omr di Rezzato o Colosio di Botticino). «Saremo noi ad elaborare i loro risultati» aveva detto al Corriere il direttore Ats, Claudio Sileo. Ora devono arrivare dall’Istituto Superiore di Sanità anche indicazion­i su come gestire il rientro in azienda di coloro che hanno già anticorpi: impossibil­e prevedere reparti dedicati ma si deve capire con quale modalità affiancarl­i a chi il virus non l’ha ancora avuto. Per questo saranno essenziali molti più tamponi, in grado di dire se un lavoratore è ancora infetto o no. In Lombardia se ne fanno 15 mila al giorno contro i i 20 mila del Veneto che però ha la metà degli abitanti ed è stato molto più efficiente. A Brescia dal fine settimana i tamponi passeranno da 4 a 5 mila al giorno.

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