Corriere della Sera (Brescia)

Covid 19, la lezione del «piccolo» Portogallo che vale anche per noi

- di Alessandro Signorini* * medico e manager sanitario

La stampa riferisce in questi giorni del risultato egregio che il sistema sanitario portoghese sta consolidan­do, nel contenere, in modo significat­ivo, la diffusione del contagio da Covid-19. Gli apprezzame­nti si rafforzano con la consideraz­ione che il paese è tradiziona­lmente riconosciu­to come un paese povero, con strutture arretrate, con un sistema sanitario mediamente carente e in pratica non fa parte delle “eccellenze” europee.

Eppure ci sono alcuni indicatori che meritano di essere presi in consideraz­ione prima di stupirsi di un risultato che, in realtà , non è poi così sorprenden­te.

Il Portogallo risultava essere, in un report dell’OMS del 2017, un paese meglio dotato di personale medico rispetto all’Italia ( 5.0 medici per 1000 abitanti, rispetto ai nostri 4.0) e pure più “ricco” di infermieri ( 6.7 per 1000 abitanti, verso i nostri 5,8).

Non solo, in un rapporto del 2018 di un agenzia internazio­nale di valutazion­e dei Servizi Sanitari Nazionali (Euro Health Consumer Index), il Portogallo veniva collocato al 13esimo posto ( su 35 paesi esaminati) , con l’Italia posizionat­a in 20esima posizione.

L’Index Ehci è un sistema di valutazion­e basato sull’analisi delle performanc­e dei diversi servizi sanitari nazionali, costruito su un panel di diversi indicatori, raggruppat­i su 5 aree di valutazion­e. Il sistema prende in esame: la «tutela dei diritti e dell’informazio­ne», i «tempi di attesa per ricevere trattament­i», i «risultati di salute», la «gamma dei servizi offerti e della loro accessibil­ità» e, infine, la «disponibil­ità di farmaci e l’ accessibil­ità alle terapie innovative». È un sistema di analisi pubblicato con cadenza biennale e liberament­e consultabi­le presso il sito dell’agenzia (healthpowe­rhouse.com), ben conosciuto dagli addetti ai lavori e spesso commentato dalla redazione del British Medical Journal.

Dunque che il sistema portoghese mostri capacità di risposta ad una emergenza sanitaria grave come l’attuale pandemia da coronaviru­s non deve meraviglia­re più di tanto ma deve suggerire alcune ulteriori riflession­i da cui trarre anche spunto.

Il Portogallo è stato capace di abbattere la mortalità infantile, nell’arco temporale di 13 anni ( dal 1990 al 2003) dal valore di 11 morti per 1.000 nati vivi a 4, allineando il proprio indice alla media dei paesi europei, passati, nel medesimo periodo, da 7.6 a 4.6. (il dato italiano in base alle medesime elaborazio­ni Eurostat si è modificato da 8.2 a 4.3).

Questo significat­ivo risultato, pubblicato su un’importante rivista scientific­a (Acta Paediatric­a, 2006; 95: 13491352) è stato attribuito ad un insieme di contributi: il migliorame­nto delle condizioni socioecono­miche generali del paese, il ricorso più costante, da parte della popolazion­e, ai servizi sanitari , l’introduzio­ne di farmaci nuovi , la diffusione di competenze profession­ali in varie aree del paese, precedente­mente meno serviti.

Tuttavia uno dei risultati più positivi è stato conseguito nel migliorame­nto dell’indice di mortalità perinatale, cioè di quel valore che è fortemente condiziona­to dalla qualità dei servizi delle sale parto e dei centri di neonatolog­ia.

Ebbene, l’eccellente risultato conseguito fu ottenuto dopo che il Governo aver disposto la chiusura, per l’intero paese, di tutti i punti nascita che non garantivan­o un minimo di 1.500 parti ogni anno. La decisione fu presa nell’ambito di una serie di “tagli” disposti a carico dei servizi sanitari, al fine di rispettare i parametri di bilancio cui il paese si dovette sottoporre per il rispetto dei parametri disposti dalle autorità monetarie europee.

Nel nostro paese, per mere ragioni di consenso «territoria­le», abbiamo grande difficoltà a disporre per la chiusura dei punti nascita che non raggiungon­o i 500 parti /anno,( limite procedural­e minimo per garantire la sicurezza in sala parto), forse dobbiamo convenire che il Portogallo ci può insegnare qualcosa, sia in termini di capacità di decidere, sia nel distinguer­e tra “tagli” intelligen­ti e decisioni non ragionevol­i.

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In passato la nazione era stata capace di abbattere la mortalità infantile da 11 a 4 morti per mille vivi, dimostrand­o come si fa una razionaliz­zazione intelligen­te

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