Il cacciatore di erbe selvatiche «Ho battezzato migliaia di piante»
Il botanico pavese Nicola Ardenghi: la Lombardia è la regione più ricca di flora
All’età di tredici anni aveva già pubblicato un guida per riconoscere gli uccelli rari che popolano l’Egitto. Ora, Nicola Ardenghi, botanico pavese di 33 anni, ha perlustrato tutta l’Italia per censire antiche alimurgiche, erbe spontanee e autoctone. Un esploratore di erbari che con lente di ingrandimento e cestino ha scoperto e dato nome a migliaia di piante. Una passione nata da piccolo, sulle colline di Stradella, in Oltrepò Pavese, e poi maturata al Cairo, in Egitto, città in cui per un periodo si è trasferito. «I nonni materni mi portavano nel loro orto. Lì ho iniziato a osservare con curiosità le piante coltivate e quelle selvatiche, gli insetti, gli uccelli. Poi, all’età di dieci anni ci siamo trasferiti in Egitto, per motivi lavorativi di mio padre, geologo. Qui mi sono appassionato all’ornitologia e alla classificazione». Dopo la laurea in Scienze della Natura a Pavia, il primo grande lavoro è stata la ricerca in tutta la provincia pavese, dal monte Lesima ai fiumi Sesia e Lambro meridionale, dove ha setacciato cime, campi e boschi. Scovata una pianta, ne ha poi studiato le origini, sfogliando manuali di inizio Ottocento. «Lungo il Po c’era la salicornia perenne, pianta di ambienti salati che oggi troviamo in Italia esclusivamente lungo le coste. Da allora diversi habitat e specie della nostra provincia sono purtroppo scomparsi, ma la diversità della flora pavese si mantiene comunque elevata — racconta Ardenghi —. Ho censito 2.969 tra specie e sottospecie, pari a circa il 70% della flora della Lombardia».
Occhialino tondo e lente pocket al collo, il «cacciatore di erbe selvatiche» è considerato uno dei massimi esperti di flora a livello nazionale. Ha redatto un elenco di tutte le specie spontanee presenti sul territorio lombardo. Nel suo viaggio ha scoperto un mondo di erbe e fiori antichi, e persino esotici. «La Lombardia, con 4.205 unità, è la regione più ricca d’Italia a livello botanico grazie al territorio eterogeneo: dalle montagne alle grandi zone lacustri dove la vegetazione ha molti aspetti in comune con l’area mediterranea, e le campagne popolate dalle cosiddette “esotiche” o “aliene”, piante che volontariamente o no vengono introdotte dall’uomo da altri Paesi, come robinia e ambrosia che vengono dal Nord America».
Ora che nella Fase 2 un giro in campagna è concesso, si può praticare il foraging, la raccolta di erbe selvatiche da usare in cucina. «In questa stagione si possono raccogliere i germogli del luppolo, le foglie basali dei papaveri, i fiori a grappolo delle robinie, la camomilla, e preparare piatti gustosi. Poi c’è la vite americana: la quasi totalità delle viti da cui ricaviamo i vini che beviamo, hanno le radici di una vite americana. Se non fosse esistita per esempio la vite del Texas, oggi non potremmo bere un Bonarda dell’Oltrepò Pavese».
Si possono raccogliere i germogli del luppolo, i fiori delle robinie o la camomilla per preparare piatti gustosi