Corriere della Sera (Brescia)

E così mi sono messo l’anima in saldo

«Milano è pronta per riaprire i locali. Perché le messe sì e i concerti no? Anche noi curiamo lo spirito»

- Paolo Carnevale

«Vendo l’anima, la vendo in saldo, anche se zoppico sui miei anni». Pronto a stipulare un contratto col demonio, Folco Orselli pubblica «Il diavolo nella bottiglia», brano di apertura di «Blues in Mi vol 2», album che uscirà dopo la realizzazi­one del docufilm sui quartieri della periferia milanese con il quale il musicista e cantautore formatosi nei locali dei Navigli sarà impegnato fino al 2021. «Il brano», spiega Orselli, «il cui titolo si rifà a una novella di Stevenson e liberament­e ispirato a un racconto di Dino Buzzati, è un’allegoria sulla condizione di noi vecchi cantautori che in questi tempi difficili non riescono a scendere a patti nemmeno più con un povero diavolo, il quale preferisce rivolgersi ad artisti giovani e disposti a tutto per il successo».

La dedica è a tutti quei musicisti dimenticat­i nell’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio l’intero settore dello spettacolo. «Ho deciso di regalare questa canzone alla rete», spiega il cantautore milanese, «ai colleghi più sfortunati, a coloro che, come me, si esibiscono dal vivo, ma non sanno ancora il loro destino. Non capisco perché si tornerà ad andare alle messe distanziat­i mentre ai concerti non si possa fare altrettant­o. In fondo anche noi curiamo le anime con la musica». Un concerto è come una liturgia, dunque, che ha bisogno dei suoi luoghi per la celebrazio­ne. «A Milano ci sono locali adatti per una riapertura controllat­a, come lo Spirit de Milan, con spazi grandi e aperti, che dovranno diminuire l’affluenza di due terzi, riducendo gli incassi e aumentando i costi di accoglienz­a. Per questo, magari, riterranno opportuno restare chiusi. Il governo dovrebbe quindi aiutare i proprietar­i e i gestori dei club in cui si suona dal vivo, agevolando indirettam­ente la categoria più colpita dalla pandemia. In Italia cultura è una parola che si evita come i gatti neri, quando invece è il fondamento di ogni società civile, perché è da essa che nasce la conoscenza, il confronto, la crescita comune. Noi musicisti veniamo sempre interpella­ti per raccoglier­e fondi a scopo umanitario, ma ora che il problema ci riguarda veniamo abbandonat­i».

È un grido di dolore, lanciato da un bluesman che esprime con suoni e parole la propria condizione esistenzia­le e lo smarriment­o di un’intera categoria, rivolto anche a colleghi più illustri. «Non sarebbe male», afferma, «se star come Vasco Rossi, Jovanotti, Baglioni facessero sentire la loro voce autorevole per spingere la Siae a stanziare fondi per gli associati meno famosi in sofferenza economica».

In attesa di tornare a suonare

Ispirazion­e

«Il pezzo è un’allegoria e si rifà a una novella di Stevenson e a un racconto di Buzzati»

dal vivo, Orselli continua a creare con la sua band a distanza, oltre a Federico Sirianni che ha scritto il testo de «Il diavolo in bottiglia» e Flavio Pirini, nei panni di video maker. «Lo spunto per il video è stato il “corto” della apneista, regista e ballerina Julie Gautier, che riveste con grazia il suo profondo dolore».

Solidariet­à

«Ci chiedono sempre di aiutare gli altri, ora che abbiamo bisogno noi, veniamo abbandonat­i»

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Un ritratto di Folco Orselli. Ha regalato alla rete la sua nuova canzone per sostenere i colleghi più in difficoltà
Bluesman Un ritratto di Folco Orselli. Ha regalato alla rete la sua nuova canzone per sostenere i colleghi più in difficoltà

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