E così mi sono messo l’anima in saldo
«Milano è pronta per riaprire i locali. Perché le messe sì e i concerti no? Anche noi curiamo lo spirito»
«Vendo l’anima, la vendo in saldo, anche se zoppico sui miei anni». Pronto a stipulare un contratto col demonio, Folco Orselli pubblica «Il diavolo nella bottiglia», brano di apertura di «Blues in Mi vol 2», album che uscirà dopo la realizzazione del docufilm sui quartieri della periferia milanese con il quale il musicista e cantautore formatosi nei locali dei Navigli sarà impegnato fino al 2021. «Il brano», spiega Orselli, «il cui titolo si rifà a una novella di Stevenson e liberamente ispirato a un racconto di Dino Buzzati, è un’allegoria sulla condizione di noi vecchi cantautori che in questi tempi difficili non riescono a scendere a patti nemmeno più con un povero diavolo, il quale preferisce rivolgersi ad artisti giovani e disposti a tutto per il successo».
La dedica è a tutti quei musicisti dimenticati nell’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio l’intero settore dello spettacolo. «Ho deciso di regalare questa canzone alla rete», spiega il cantautore milanese, «ai colleghi più sfortunati, a coloro che, come me, si esibiscono dal vivo, ma non sanno ancora il loro destino. Non capisco perché si tornerà ad andare alle messe distanziati mentre ai concerti non si possa fare altrettanto. In fondo anche noi curiamo le anime con la musica». Un concerto è come una liturgia, dunque, che ha bisogno dei suoi luoghi per la celebrazione. «A Milano ci sono locali adatti per una riapertura controllata, come lo Spirit de Milan, con spazi grandi e aperti, che dovranno diminuire l’affluenza di due terzi, riducendo gli incassi e aumentando i costi di accoglienza. Per questo, magari, riterranno opportuno restare chiusi. Il governo dovrebbe quindi aiutare i proprietari e i gestori dei club in cui si suona dal vivo, agevolando indirettamente la categoria più colpita dalla pandemia. In Italia cultura è una parola che si evita come i gatti neri, quando invece è il fondamento di ogni società civile, perché è da essa che nasce la conoscenza, il confronto, la crescita comune. Noi musicisti veniamo sempre interpellati per raccogliere fondi a scopo umanitario, ma ora che il problema ci riguarda veniamo abbandonati».
È un grido di dolore, lanciato da un bluesman che esprime con suoni e parole la propria condizione esistenziale e lo smarrimento di un’intera categoria, rivolto anche a colleghi più illustri. «Non sarebbe male», afferma, «se star come Vasco Rossi, Jovanotti, Baglioni facessero sentire la loro voce autorevole per spingere la Siae a stanziare fondi per gli associati meno famosi in sofferenza economica».
In attesa di tornare a suonare
Ispirazione
«Il pezzo è un’allegoria e si rifà a una novella di Stevenson e a un racconto di Buzzati»
dal vivo, Orselli continua a creare con la sua band a distanza, oltre a Federico Sirianni che ha scritto il testo de «Il diavolo in bottiglia» e Flavio Pirini, nei panni di video maker. «Lo spunto per il video è stato il “corto” della apneista, regista e ballerina Julie Gautier, che riveste con grazia il suo profondo dolore».
Solidarietà
«Ci chiedono sempre di aiutare gli altri, ora che abbiamo bisogno noi, veniamo abbandonati»