In attesa delle decisioni il Brescia sta a guardare esami ancora in stand by
Gli ultimi esposti depositati contro il governo
Una decina è stata depositata negli ultimissimi giorni. Esposti sottoscritti per lo più da privati, ma che puntano il dito contro il governo, denunciando ora una gestione strampalata dell’emergenza sanitaria, ora la privazione della libertà personale, ora il ritardo di determinati provvedimenti e restrizioni per arginare i contagi da coronavirus nel Bresciano. Sono arrivati sulla scrivania del procuratore aggiunto Carlo Nocerino, che con un pool di tre magistrati ormai da settimane sta lavorando alla maxi inchiesta sulla strage di vittime nelle Rsa bresciane: 1.600 i decessi (di cui solo una piccola parte certificata Covid da tampone) messi nero si bianco tra febbraio e marzo, nelle 84 strutture che fanno capo ad Ats Brescia su 100 totali comprese quelle camune accreditate dall’Ats della Montagna. Numeri che equivalgono a circa un quarto di tutti gli anziani ospiti nelle nostre case di riposo. Non solo, però. C’è anche chi ha chiesto di fare chiarezza su una presunta morte «sospetta» in ospedale (una decina le segnalazioni), affinché la procura verifichi eventuali omissioni o negligenze nella gestione dei pazienti. E chi — associazioni o singoli — appunto, se la prende con le istituzioni, governo o Regione che siano. Ma in questi casi, anche là dove ci fosse un presunto illecito, la competenza non possa essere della magistratura bresciana.
Adesso i fascicoli (contro ignoti), tanti quanti gli esposti, sono una settantina. Le indagini, delegate ai carabinieri del Nas in tandem con i tecnici di Ats, vanno avanti. E non sono affatto semplici. Proprio perché se è vero che gli accertamenti non possono fare altro che partire dai numeri, lo è altrettanto il fatto che proprio le morti «non certificate» Covid, tantissime, rendono tutto più complicato. Resta da ricostruire gli ambienti, i contesti, l’incidenza dei decessi in una Rsa piuttosto che in un’altra e in quale range temporale. Alcuni operatori e direttori sono già stati convocati per essere sentiti (da remoto), proprio per spiegare in quali condizioni — e in base a quali disposizioni — abbiano lavorato per fronteggiare questa emergenza. Imprevedibile per tutti.