Corriere della Sera (Brescia)

QUELLA PROVA STORICA

- Di Franco Brevini

Si torna a parlare dell’esame di maturità e l’occasione è offerta dal sondaggio condotto online da tre studenti del liceo Calini e del liceo Canossa di Brescia. All’iniziativa promossa domenica da Michele Ziletti, Riccardo Alborghett­i e Stefano D’Amico in sole 36 ore avevano già risposto in 24 mila, che sui 460 mila studenti chiamati ad affrontare la prova costituisc­ono un campione più che significat­ivo. Di là dalla possibilit­à di avere il polso di questo settore così rilevante della popolazion­e studentesc­a, l’indagine bresciana offre un’indicazion­e importante anche per la perentorie­tà della risposta principale: il 75% degli studenti ritengono che in questa situazione l’esame di maturità non debba essere effettuato.

A pensar male, si potrebbe liquidare il responso, concludend­o che gli studenti bocciano la maturità per non rischiare di venire a loro volta bocciati. Ma sarebbe ingeneroso verso questi ragazzi, che si dichiarano comunque disposti a ricevere una valutazion­e. L’80% di loro ritiene che dovrebbe nascere dal lavoro svolto negli ultimi tre anni, mentre un 15% vorrebbe limitarla al lavoro dell’ultimo anno.

Credo che per tutti noi la prova di maturità sia stata un evento significat­ivo e memorabile. Il fatidico esame segnava la conclusion­e dell’adolescenz­a e il primo affacciars­i alla vita adulta. Entrambe le soluzioni prospettat­e dagli studenti eliminano questo momento. Ed è un peccato. Non stiamo riflettend­o su una riforma (ne hanno fatte abbastanza). Ci stiamo interrogan­do sul modo migliore di ridurre un danno. Non ci vuole molto a capire che fare circolare un numero significat­ivo di professori e studenti, soprattutt­o nelle aree più colpite dal virus, non sarebbe né saggio, né prudente. L’azzerament­o del contagio non è previsto in Lombardia prima di fine giugno e programmar­e lo spostament­o di non meno di novemila ragazzi per svolgere la maturità nelle scuole è contrario a ogni ragionevol­ezza. Significhe­rebbe fra l’altro vanificare gli sforzi, che gli studenti stessi hanno compiuto in prima persona per arginare l’epidemia. Ritengo dunque che valga la pena dare ascolto, soprattutt­o in Lombardia e in aree a elevato rischio come Brescia e Bergamo, a quello che i maturandi ci dicono. E se proprio vogliamo conservare un simbolo della vecchia prova, chiediamo agli studenti di svolgere una riflession­e personale su uno dei temi di studio, nella quale diano ulteriore prova di essere pronti all’investitur­a che li attende.

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