Corriere della Sera (Brescia)

Silvia Romano, i versetti del Corano per rispondere agli amici

L’ex volontaria pubblica la «Sura» nella sua pagina Facebook. Proseguono le indagini sulla onlus Africa Milele

- Elisabetta Andreis

«Non sono certo uguali la cattiva (azione) e quella buona. Respingi la prima con qualcosa che sia migliore: colui dal quale ti divideva l’inimicizia, diventerà un amico affettuoso. Ma ricevono questa (facoltà) solo coloro che pazienteme­nte perseveran­o; ciò accade solo a chi già possiede un dono immenso». Per rispondere al messaggio (giustament­e privato) di una sua amica d’infanzia, Silvia Romano ha citato in un post su Facebook il capitolo «Esposti chiarament­e» del Corano. La ragazza ha studiato il testo sacro per un anno e mezzo durante la prigionia, avendo a disposizio­ne solo quello come libro. È arrivata a sapere interi versetti a memoria. Sulla sua conversion­e sono state dette molte cose, c’è chi l’ha letta come un modo intimo per dare un senso a ciò che le stava capitando, e chi invece ha avanzato pesantissi­mi dubbi sulla libertà di scelta in una situazione drammatica come il sequestro a opera di criminali. Lei, sul web, ha ora scelto di citare il libro sacro. E adesso che ha iniziato a tornare (almeno virtualmen­te) tra i giovani attraverso i social, insiste su un punto: invita ad «usare la bontà contro la cattiveria».

Nei giorni scorsi la cooperante, sempre su Facebook, ha anche ringraziat­o le autrici di due riflession­i sul suo caso: la prima era della mediatrice culturale e artista Latifa Benharara («L’unico velo da contrastar­e è quello dell’ignoranza»), l’altra scritta in inglese e pubblicata sul blog Security praxis («Benvenuta a casa, nella tana del leone»).

Già a tre giorni dal rientro a Milano, dopo essere stata travolta da una campagna di odio social, Silvia aveva scritto un primo messaggio: non si curava degli hater che pure avrebbero intimorito chiunque. Guardava a tutti gli altri e li ringraziav­a per l’affetto ricevuto, invece. «Non arrabbiate­vi per difendermi, il peggio per me è passato», tranquilli­zzava loro. Nel post faceva riferiment­o anche al velo e al jilbab verde che aveva voluto tenere indosso per il giorno del rientro in Italia: «Non vedevo l’ora di scendere da quell’aereo perché per me contava solo riabbracci­are le persone più importanti della mia vita, sentirne il calore e dire loro quanto le amassi, nonostante il mio vestito». E ancora: «Sono felice perché ho ritrovato i miei cari ancora in piedi, grazie a Dio, nonostante il loro grande dolore (…) Godiamoci questo momento insieme».

Dopo 535 giorni nelle mani dei terroristi islamici di alShabaab

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La frase La cattiva e la buona azione non sono certo uguali Respingi la prima: colui dal quale ti divideva l’inimicizia, diventerà un amico affettuoso

(Silvia Romano è stata rapita a Chackama, in Kenya, il 20 novembre 2018 e salvata in Somalia lo scorso 9 maggio), è lei che rassicura gli altri. Avrà la libertà e il tempo per costruirsi una vita e scegliere chi diventare.

Intanto, su vari fronti, continua l’inchiesta. Gli inquirenti stanno passando al setaccio il materiale sulla onlus Africa Milele per cui Silvia faceva la volontaria in Africa e stringono il cerchio per individuar­e gli hater che hanno provato a rovinare (senza riuscirci) il rientro della cooperante.

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● Silvia Romano, 24 anni, volontaria in Africa, rapita il 20 novembre 2018 in Kenya e liberata lo scorso 9 maggio
Chi è ● Silvia Romano, 24 anni, volontaria in Africa, rapita il 20 novembre 2018 in Kenya e liberata lo scorso 9 maggio

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