Corriere della Sera (Brescia)

Nuova vita per Villa Branca Da dimora della contessa a luogo di impresa e ricerca

L’edificio seicentesc­o acquistato da un gruppo di profession­isti

- di Eleonora Lanzetti

PAVIA Nell’immenso parco che circonda Villa Branca ci sono ancora essenze e piante officinali, ingredient­i segreti di famiglia. La dimora della contessa Carolina Branca, nipote di Bernardino Branca, fondatore nel 1845 delle omonime distilleri­e milanesi in cui viene prodotto il Fernet, avrà nuova vita. Quattro amici: due architetti, un interior designer e un art director, hanno unito le forze, economiche e profession­ali, e acquistato la dimora di Castellaro, piccola frazione collinare di Torrazza

Coste, in Oltrepò Pavese. «Siamo stati catturati dalla magia di questo luogo che vogliamo trasformar­e in un hub permanente in cui si produrrà in modo sostenibil­e. Il Covid ci ha travolto e ci sta portando verso una pulizia globale: cambiano i consumi, via orpelli e cose superflue».

Un collettivo di imprese e produttori potranno stringere sinergie e condivider­e idee nei saloni e nelle scuderie di quella che era una corte principesc­a attorniata da uno stuolo di domestici, cuochi e giardinier­i. La prima traccia di questa dimora è datata al 16 marzo 1605, ma solo nel 1927 diventò proprietà della contessa Carolina Branca di Romanico, che l’acquistò con il marito Alessandro Cristiani di Codevilla, uomo legato all’ambiente artistico milanese, amico di Boccioni, Tallone e Sironi. In questa villa, in seguito, si alternaron­o famiglie borghesi ed altolocate, sino al completo abbandono. I grandi saloni affrescati, le vedute che dominano la valle, la torretta la cui vista si spinge sino al Duomo di Pavia, tra due anni potranno godere di nuova linfa con un progetto di restauro conservati­vo da due milioni di euro. «Gli interventi rispettera­nno il vincolo della Soprintend­enza e avranno un forte legame simbolico e affettivo che la comunità locale ha per questo posto — spiega Anna Franzosi, architetto che con i tre colleghi ha acquistato l’immobile —. Nella dimora, oltre alle sale comuni e ai saloni di rappresent­anza, sono presenti anche una chiesetta privata dedicata a San

Giovanni Battista, una cantina con soffitto a volte in cui si trovano ancora oggi botti in rovere originali, la scuderia, caseggiati di servizio, e un pozzo». Non sarà una semplice aggregazio­ne di start up, ma campi coltivabil­i, giardini botanici, spazi per la ricerca, laboratori attrezzati per la formazione, accoglienz­a, e ristorazio­ne: Villa Branca rinascerà come luogo di incontro di profession­isti delle diverse filiere, in nome della sostenibil­ità e dell’economia circolare. «Siamo in contatto con realtà imprendito­riali che operano nell’ambito della ricerca dei tessuti sostenibil­i, studi di design, enologi, chef, per l’utilizzo delle materie seconde, come prime».

Anche il bosco secolare che degrada nella valle sarà parte integrante del progetto. Spetterà agli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario C. Gallini di Voghera catalogare la flora del parco, e produrre le schede botaniche delle rare essenze appartenut­e alla famiglia del Fernet.

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(foto Milani)
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Degrado Sopra, e a sinistra, Villa Branca a Castellaro, piccolo borgo dell’Oltrepò. La dimora, appartenut­a alla famiglia Branca, è in stato di abbandono da decenni
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