Così vicino eppure esotico
Dalla chiesa di San Cristoforo al vecchio centro di Assago Un percorso alla portata di tutti tra rogge, campi e cascine per sentirsi un po’ in vacanza
Cicloturismo di prossimità: è lo scenario del futuro. Le due ruote sono destinate a diventare alleate non solo negli spostamenti quotidiani in città, ma anche nel tempo libero. Gli itinerari nella natura alle porte di Milano sono numerosi, tutti facili (terreno ultrapiatto di pianura che si accorda anche alle city bike) e nella maggior parte dei casi poco noti. «Da riscoprire e ripercorrere, aggiungendo ogni volta un tratto di strada in più», suggerisce Paolo Tagliacarne di Turbolento, società sportiva che da un anno lavora, insieme a una cordata, alla valorizzazione degli itinerari ciclistici sulla rete dei canali e delle rogge del milanese.
Come primo assaggio, Tagliacarne consiglia un giro che dal Naviglio conduce in Barona e poi prosegue verso Assago. «Un percorso che sorprenderà», assicura, «tutti collegano Assago solo al Forum, invece fuori dall’abitato c’è un meraviglioso territorio agricolo». Non c’è un unico punto di partenza, dipende tutto dalle gambe (oltre che dal fiato). Per i più allenati il via può essere Base Milano, in via Bergognone, mentre chi deve riprendere confidenza con la bicicletta può salire in sella più avanti, alla chiesa di San Cristoforo, sul Naviglio. L’arrivo, per tutti, è la zona pedonale di Assago: per i primi la pedalata, fra andata e ritorno, è di circa 18 km, per gli altri scende a 14 (sembra tanto, ma è alla portata di tutti).
Bergognone o San Cristoforo — sul lato opposto rispetto alle due chiesette affiancate, la romanica e la Cappella Ducale, altrimenti tocca salire il ponte con la bici in spallal’avventura comincia. Via Pestalozzi, via Binda, curva nel villaggio Barona e dentro nella residenziale via Venosta, «verde, poco traffico, semaforo in fondo per attraversare in sicurezza via dei Missaglia», sottolinea. Ancora qualche metro di città in via Ovada (sguardo a sinistra per non perdere la singolare architettura a forma di astronave di piazzale Donne Partigiane) e di colpo, in via Barona, il paesaggio cambia. A fare da spartiacque è la cascina Battivacco, con le mucche e le risaie. «Benvenuti in campagna», dice Tagliacarne. Da questo punto in poi la strada appare, a tratti, come sospesa fra l’acqua dei canali e i campi (per vedere le pannocchie ci vuole tempo, bisogna aspettare la piena estate), e davanti agli occhi sfila un paesaggio rurale (anche se, in fondo alla cartolina, si staglia il profilo del Forum). «Sono gli ultimi scampoli del verde che cingeva la città, da difendere».
Ecco Cascina San Marco (ancora mucche), la cappelletta di San Marco al Bosco, poi tagliando sulla sinistra si raggiunge la ciclabile di Assago. Il verde che si incontra ora è addomesticato, filari di alberi e giardini dei condomini. Cascina Bazzana, piccola frazione, con l’anima del borgo (non meraviglia vedere spuntare un trattore nella via principale), e poi l’ultimo sprint per raggiungere la zona pedonale di Assago, l’arrivo. «Volendo si può continuare», incoraggia Tagliacarne, «fino al lago Santa Maria di Gudo Gambaredo è ancora aperta campagna».