Tamponi, caos rimborsi
Regione assicura il risarcimento a tutti i positivi al virus ma non ha dato indicazioni e moduli ad Ats
La Regione assicura che rimborserà il costo dei tamponi ai cittadini che li eseguiranno privatamente se il primo sarà positivo ma sino a ieri non aveva ancora dato indicazioni e necessaria modulistica ad Ats. I sindaci intanto si stanno organizzando per chiedere tamponi gratis a tutti i lavoratori più esposti.
Si sta in parte risolvendo il rebus del costo dei tamponi faringei ai quali dovranno sottoporsi cittadini e lavoratori risultati positivi agli esami del sangue eseguiti privatamente. La Regione fa sapere che per loro il costo del primo tampone (62,9 euro) «verrà restituito tramite le Ats che a breve disporranno di apposita modulistica». E assicura che verranno rimborsati anche i successivi tamponi (devono essercene due di fila negativi prima che una persona possa tornare al lavoro). Ma ad ieri Ats Brescia non aveva ancora ricevuto né indicazioni su come procedere al rimborso né la necessaria modulistica.
A generare questa sorta di caos il fatto che la delibera approvata il 12 maggio dalla giunta Fontana non spiegava chiaramente questo passaggio (Regione afferma che c’è stata un circolare successiva inviata alle Ats e indicazioni pubblicate online). Tant’è che lo stesso direttore di Ats Brescia, Claudio Sileo, venerdì aveva risposto ai sindaci spiegando che test sierologici privati ma anche i successivi tamponi erano interamente a carico dei privati. Interpretazione che è stata confermata sabato al Corriere anche dall’assessore regionale al Bilancio, Davide Caparini. Eppure il giorno prima il governatore Attilio Fontana, aveva specificato che se un soggetto risulta positivo agli anticorpi e se anche il tampone dovesse risultare positivo, «provvederemo a rimborsare la tariffa pagata». La vicepresidente della commissione regionale Sanità, Simona Tironi, ieri si è spinta ancora più in là: «Ai positivi dovremmo rimborsare tutto». Dove per «tutto» intende anche il costo del prelievo sierologico (che oscilla tra 35 ed i 50 euro).
I sindaci bresciani sono frastornati da questo rimbalzo di informazioni discordanti (come dar loro torto). Una parte di essi valuta positivamente il chiarimento di Regione. Altri invece vorrebbero che i tamponi venissero fatti gratuitamente a tutti i lavoratori dei servizi pubblici essenziali (sanitari, forze dell’ordine, addetti ai trasporti) ma anche a quelle categorie che svolgono lavori in condizioni di vicinanza stretta (a partire da certe aziende). «È una misura di prevenzione collettiva e rientra nei livelli essenziali di assistenza (Lea); dovrebbero essere garantiti dal sistema sanitario nazionale» spiega Donatella Albini, consigliera nel comune di Brescia con delega alla sanità. «Non è solo questione di rimborsare i tamponi a coloro che risultano positivi — aggiunge —, devono essere fatti ad una maggiore platea di cittadini». Una richiesta al vaglio dell’Associazione Comuni Bresciani, che sta affinando una lettera da scrivere alla Regione chiedendo più impegno sul fronte tamponi. Acb sta valutando se chiedere il rimborso anche dei tamponi negativi, proprio per evitare che un privato cittadino — una volta risultato positivo al prelievo che stabilisce se un soggetto ha sviluppato anticorpi — una volta messo in quarantena da Ats eviti poi di sottoporsi ai test faringei.
Una tema non secondario quello dei futuri positivi. I laboratori privati infatti, una volta effettuato il prelievo, devono comunicare ad Ats il nome di coloro che risultano avere anticorpi. «Le segnalazioni ad Ats inizieranno oggi» conferma Sileo. Sono migliaia i bresciani che si sono prenotati per questi test privati e i primi dati ufficiosi confermano che dieci/dodici su cento risultano positivi. I loro nominativi andranno quindi a finire insieme a quelli dei 6100 bresciani (compresa la Valcamonica) non ancora guariti e che si trovano in ospedale o in isolamento domiciliare. Sono i sindaci a dover controllare che non trasgrediscano l’obbligo di restare in casa.
Altro problema: i laboratori privati che effettuano prelievi devono anche garantire i tamponi. Non è un ostacolo per strutture come Synlab o Poliambulanza, lo è per le realtà più piccole: il Comune di Bagnolo Mella, tramite la sua farmacia, ieri non ha iniziato i test pungidito perché è in attesa di capire come dovrebbe comportarsi con i cittadini che risultano positivi. Proseguono anche i tamponi nella sanità pubblica con una campagna tra il personale più a rischio nei Comuni. Ma non è facile trovare reagenti e anche il numero dei tamponi processati sta subendo un calo.