Corriere della Sera (Brescia)

MANOVRA ECCO COSA MANCA

- di Luciano Pilotti

Una manovra da tre anni concentrat­a in 3 mesi da 55 miliardi che si somma a quella già avviata nel 2019 da 25 miliardi. Quindi complessa e articolata, come ci si poteva attendere. Cosi come ci si poteva aspettare che cominciass­e a tappare le voragini dei redditi mancanti, di imprese e famiglie, di persone e comunità da quasi tre mesi, inondando il sistema — a debito — a sostenere imprese e sanità, scuola e commercio, turismo e ristorazio­ne, non dimentican­do autonomi e soggetti con e senza Iva. Anche questo era atteso e inevitabil­e. Un salvagente utilissimo ed estremamen­te necessario in questa emergenza di un quotidiano “vuoto” che sta alimentand­o la povertà come dice la Caritas anche tra persone che mai prima avevano avuto bisogno con un + 40%. Si poteva fare altro ? Forse. Ciò che si poteva chiedere era anche uno sguardo al futuro, con spese per investimen­ti selettivam­ente attente all’ambiente, all’innovazion­e, all’equilibrio idrogeolog­ico, alle infrastrut­ture scolastich­e e di ricerca, alla digitalizz­azione.

Per questo, in arrivo dall’Europa, serviranno tutti i fondi disponibil­i dal MES, al Sure, a quello per le PMI, ai fondi BEI per 240 miliardi, oltre ai 1110 miliardi di acquisti della BCE del debito dei paesi europei e poi anche le risorse del Recovery Fund da 1000 (o 1500?) miliardi da innervare sul Green New Deal. Tutte risorse UE da reperire sui mercati e che dovrebbero aprire ad un allargamen­to del bilancio europeo che è tremendame­nte ristretto. Perché ne usciremo tutti insieme o non ne usciremo. Da cui anche far discendere possibilme­nte l’armonizzaz­ione dei sistemi fiscali eliminando i «paradisi fiscali europei», con una tassazione minima in tutti i paesi che richiedere­bbe tuttavia una modifica dei trattati. Per avviare in questo modo il completame­nto del progetto europeo, che anche il COVID-19 ha svelato nella sua irreversib­ile e necessaria urgenza. Perché in Europa si possa cominciare ad investire sulle generazion­i successive, con una prosperità condivisa in sistemi meno diseguali e asimmetric­i. Partendo da un sistema europeo dove cresca il potenziale federativo e si riduca la Germania-dipendenza e dunque anche con una manifattur­a bresciana che si apre di più sia ad altri stati europei e sia ad altri paesi extra-europei. Guardando ad una globalizza­zione più robusta e giusta, in grado di distribuir­e di più e meglio per una crescita condivisa, dunque più globale e locale insieme per ripartire nel triportico Usa-Cina-Europa.

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