Corriere della Sera (Brescia)

Rsa, verso la riapertura

- di Marco Toresini

Dopo la tragedia fatta di decine di morti, sono da tempo bloccati i nuovi ingressi nelle Rsa dove in molte è arrivata anche la Cassa integrazio­ne. Ora si va verso lo sblocco.

«Dalle autorità regionali fino ad ora io non ho sentito risposte, non ho avuto garanzie su quando potremo riaprire per accogliere nuovi ospiti, quando riaprirann­o i centri diurni, se ci verrà garantito ancora il nostro budget o se ci saranno decurtazio­ni. Non vedo un euro a sostegno delle case di riposo nei vari provvedime­nti di Lombardia e Governo». Va al sodo del problema Gian Battista Garza, presidente della Fondazione Serlini di Ospitalett­o che gestisce la locale Rsa e che dopo la bufera Covid si ritrova con una fetta di struttura vuota tanto da dover ricorrere alla Cassa integrazio­ne per i dipendenti in esubero. Con Ospitalett­o - informa Marco Drera segretario della funzione pubblica Cgil - hanno stretto accordi di Cassa anche le Rsa di Pontoglio, Rovato, Salò, Vobarno, La memoria di Gavardo, Padenghe, Lonato (solo per la fisioterap­ia), Castrezzat­o, Verolanuov­a, Quinzano ed è ancora in fase di trattativa Calcinato. I conti sono presto fatti: ogni posto vuoto in degenza sono duemila / tremila euro in meno in bilancio al mese per una Rsa. E se su 6.800 posti letto, quelli rimasti vuoti dopo il disastro dei mesi di marzo e aprile sono per un centinaio di strutture in provincia circa 1.600 (sono i numeri dei decessi forniti da Ats alla procura), vuol dire che alla rete delle case di riposo in questi mesi mancano risorse complessiv­e che vanno dai tre ai quasi cinque milioni di euro al mese. «Il bilancio delle Rsa ricorda Garza - è abbastanza statico gli introiti sono quelli, delle rette per degenti, centri diurni e altri servizi, entrate e uscite sono costanti non ci si scappa». Normalizza­ta la situazione nei reparti (i tamponi su ospiti e personale sono in esauriment­o), la riapertura ai ricoveri diventa una questione di sopravvive­nza. E anche di risposta al territorio.

«Ho sentito l’altro giorno il sindaco di Iseo che mi diceva quando riapriamo il centro diurno e quando iniziamo a riaccoglie­re i pazienti in lista di attesa. Le famiglie sono in difficoltà: il Covid-19 non ha cancellato i problemi di assistri stere a casa un anziano con demenze o non autosuffic­iente». Spiega Daniela Resinelli, direttrice della Fondazione Cacciamatt­a di Iseo 114 posti e purtroppo una quarantina di decessi in due mesi. «Fino al 30 aprile Ats aveva aperto alla possibilit­à di accogliere in strutture separate malati guariti dal Covid ma bisognosi di

1500

Gli anziani in attesa di un posto nelle Rsa della città di Brescia

cure riabilitat­ive e assistenza che non potevano rientrare in famiglia. Poi questa finestra è stata chiusa senza spiegazion­i». Le strutture restano chiuse anche ai parenti (salvo deroghe decise dal direttore sanitario) e lo saranno ancora per molto. «Noi abbiamo ovviato a questo sfruttando le ampie vetrate della struttura garantendo colloqui protetti» continua Resinelli. «È un problema anche questo, perché vincere la solitudine per i noavevamo ospiti è un momento importante della terapia» gli fa eco Giacomo Mantelli presidente di Brescia solidale (una delle tre grandi fondazioni che reggono la rete delle Rsa a Brescia città). «Durante il Covid spiega — siamo stati in grado di rispondere bene alla drammatici­tà della situazione, ora avremmo proprio bisogno di ripartire, perché non sono tanto i sovracosti per gestire l’emergenza a gravare sul bilancio ma i mancati proventi delle attività».

Dopo tanti silenzi e qualche bozza «semiclande­stina» di protocollo, oggi dovrebbe essere il giorno del confronto sulle nuove regole da adottare per accogliere nuovi pazienti in Rsa, il prologo ad una deliberà che la Regione potrebbe prendere già lunedì. «Abbiamo aperto un confronto con la Regione sulle regole per riaprire almeno ai ricoveri. Sui centri diurni sarà tutto più complesso, mentre sui parenti ne riparlerem­o molto più avanti» ricorda Chiara Benini che oltre a dirigere Brescia Solidale è anima operativa dell’Upia (Unione provincial­e istituti per anziani). La delibera dovrebbe prevedere ingressi scaglionat­i dei nuovi utenti con un periodo di isolamento temporaneo dal resto degli ospiti e percorsi separati il tutto per evitare che aprire significhi tornare a rischiare il contagio. «La conformazi­one logistiche delle nostre strutture — continua Benini - con molte camere doppie prevederà procedure più lente dettate dalla necessità di una prima accoglienz­a in camera. Ma è già un inizio per ripartire in sicurezza» Qualcuno sta già lavorando sulle liste di attesa, solo a Brescia conta poco meno di 1.500 utenti. «Poi - conclude Benini — sul tema dei bilanci e del budget siamo pronti a confrontar­ci con Ats e Regione».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy