Chiesta l’archiviazione per le due assistenti La famiglia: «Il loro è un ruolo chiave»
La ricerca delle responsabilità nell’omicidio di Nadia Pulvirenti, ha uno stralcio d’indagine in cui ieri si è discusso sulla posizione di un’assistente sociale e un’educatrice professionale, componenti dell’equipe incaricata di seguire Abderraim El Moucktari, l’omicida, paziente psichiatrico, ospite del centro riabilitativo della Cascina Clarabella, a Iseo, in cui lavorava la venticinquenne educatrice di Castegnato, uccisa con una coltellata il 24 gennaio 2017. Il pm Erica Battaglia ha chiesto l’archiviazione. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Michele Bontempi, ha chiesto che la loro posizione sia valutata insieme a quella dei cinque medici dell’equipe, già rinviati a giudizio (processo il 15 ottobre). Il gip Christian Colombo si è riservato di decidere. La pm ha sostenuto la mancanza di responsabilità delle due professioniste, in quanto non medici e, quindi, non direttamente coinvolte nelle diagnosi e nell’indirizzo delle terapie. Secondo i familiari, però, erano le persone che con El Mouktari avevano più contatti e avrebbero dovuto cogliere gli «eventi sentinella» e segnalarli. Il riferimento è alla reazione violenta — impugnando lo stesso coltello utilizzato, poi, per uccidere Nadia Pulvirenti — avuta da El Mouktari, durante una discussione con il compagno di stanza. Da non trascurare la richiesta di autosomministrazione dei farmaci fatta dall’uomo che, secondo quanto riferito dalla compagna, avrebbe poi smesso di assumere una settimana prima di impugnare nuovamente il coltello e togliere la vita alla venticinquenne. La famiglia insiste sulla valutazione delle posizioni dell’intera equipe per sapere come siano andate le cose, capire se, come sostiene l’accusa nell’altro filone già arrivato a giudizio, l’omicidio di Nadia potesse essere evitato.