Allenamenti di gruppo ma «Balo» non c’è Gastaldello: fermiamoci
Ha la convinzione di crederci anche se nove punti da recuperare in dodici incontri sono tanti
Un mese per ambientarsi. E allontanarsi dalla salvezza. Undici settimane per separarsi, ma non in modo definitivo. Ora ne avrà quattro, forse cinque (se passerà oggi, nell’assemblea della Lega Serie A, l’idea di riprendere il campionato dal 13 giugno con i quattro recuperi: il Brescia scatterebbe ai blocchi sette giorni dopo, a Firenze), per disegnare un progetto tattico e tecnico che rispecchi i suoi valori.
Diego Lopez è tornato al timone delle rondinelle, da ieri pomeriggio, in un lunedì di normalità apparente — lo staff continua a indossare la mascherina, come da protocollo — dopo uno tsunami durato due mesi e mezzo, iniziato ben prima di quel 9 marzo con la sconfitta a Reggio Emilia, in un clima surreale: Sassuolo-Brescia 3-0 è stata l’ultima gara di campionato prima del lockdown, ma non rappresenterà l’epilogo di una stagione che dovrebbe avere ancora qualcosa da raccontare.
Anche per El Jefe, il comandante. Soprattutto per lui, fedele al motto che porta sul suo avambraccio: Los guerreros nunca se rinden, i guerrieri non si arrendono mai. È ora di dimostrarlo: pensare alla salvezza sul campo ora è mestiere solo per temerari e combattenti. E Lopez, nella sua carriera, è stato l’uno e l’altro, spesso entrambi. Quando è tornato in patria, non pensava forse di poter riprendere la stagione in Italia. Ma quando si è messo in volo, e durante le due settimane di quarantena, ha espresso al suo staff (e ieri ai suoi giocatori, con i quali era rimasto in contatto solo attraverso le sessioni di gruppo su Zoom) la volontà di provarci.
Ha la convinzione di crederci, o meglio di farsi trovare pronto a tutto, anche se nove punti da recuperare in dodici incontri sono tanti, troppi. Senza l’appiglio dei play out — oggi si conoscerà il piano B in caso di ulteriore stop, le rondinelle e la Spal sono le uniche a favore di una possibile conclusione agli spareggi — la strada è in salita. E il gruppo di 19 atleti con cui ieri ha iniziato a lavorare, in attesa dei risultati della seconda tornata di tamponi da cui dipende il via libera per gli allenamenti che includano contatti, era privo di Cistana, Tonali, Balotelli e Torregrossa (per lui e Bjarnason, lavoro differenziato). Ossia l’asse portante della squadra, a esclusione del rientrante Joronen tra i pali, per come è stata progettata e non completata a gennaio. Ma non sarà più quel Brescia. E non sarà più nemmeno il campionato di prima. Per come stava andando la stagione, converrà anche il presidente Massimo Cellino che ieri ha seguito la seduta a bordo campo, non è certo una brutta notizia.
L’incognita ripartenza Oggi, nell’assemblea della Lega Serie A, si deciderà se riprendere a giocare dal 13 giugno