Movida, i costi sicurezza
Numero chiuso e steward, ma i gestori si rifiutano di pagare chi vigila sulle piazze
Oggi, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza valuterà le misure per contenere la movida. Il prefetto ha chiesto una mappa delle zone calde: si pensa al divieto dell’asporto, ma anche agli ingressi contingentati e alla presenza di assistenti civici o steward. I locali di piazza Arnaldo, che hanno deciso di rinunciare al delivery, si rifiutano di pagare gli steward: «La sicurezza non spetta a noi».
Il diavolo e l’acqua santa (rigorosamente analcolica): nella trincea del vizio, a controllare la società liquida e sbronza, potrebbe arrivare un esercito di mastini in mascherina. Oltre al divieto del servizio d’asporto, alle cene con turn over e alle prenotazioni obbligatorie, tra le varie misure anti Co-vida all’ordine del giorno ci sono steward e assistenti civici: il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica — convocato dopo il carnaio-gate di piazza Arnaldo — ne discuterà oggi nell’ufficio del prefetto Attilio Visconti.
L’idea è di incaricarli di controllare gli ingressi nelle zone più etiliche della città e all’interno degli stessi locali, in modo da tenere alla larga gli imbucati che non hanno prenotato aperitivi, cene e ammazzacaffè e impedire gli assembramenti. Ieri mattina, lo stesso prefetto ha chiesto alla Polizia locale una mappa con gli indirizzi del piacere da tenere sotto osservazione: piazza Arnaldo e piazza Tebaldo Brusato, corso Magenta, via Tosio e via Trieste, piazza Duomo e una parte del Carmine (via Fratelli Bandiera). È in queste zone che potrebbero essere reclutati gli steward o alcuni dei 60 mila assistenti civici che il governo ha intenzione di mandare in missione laica in tutta Italia. «Valuteremo diverse strategie, dal divieto del take away agli ingressi contingentati fino alle cene su più turni: l’accesso è consentito solo a chi ha prenotato. Potremmo anche ampliare i plateatici di un ulteriore 10 per cento» commenta l’assessore al Commercio Valter Muchetti, che nei prossimi giorni incontrerà le associazioni di categoria. «Ogni iniziativa di moral suasion, in ogni caso, è positiva — dice —. Il ricorso agli assistenti civici per noi è una tradizione: li abbiamo già sperimentati nei parchi». Nel caso si decidesse questa strategia, a ogni «spione» saranno date le istruzioni per l’uso: bisogna saper impartire la disciplina con gentilezza. «La Polizia locale è disponibile a tenere dei corsi di formazione, in modo che imparino ad avvicinare le persone». Il piano B potrebbe essere quello degli steward ma, in questo caso, il loro cachet dovrebbe essere saldato dai locali. Che non hanno intenzione di sganciare un centesimo: «La sicurezza non spetta a noi ma alle forze dell’ordine. Anche la Questura ci ha detto che non possiamo e non dobbiamo essere noi a intervenire» dice Giuseppe Trebeschi, del bar Vita (piazza Arnaldo). La settimana scorsa, lui e i suoi colleghi hanno chiesto un preventivo a una società di vigilanza. Ora, però, le cose sono cambiate: «Farci pagare gli steward è ingiusto».
Intanto, dopo una riunione, ieri i locali della piazza hanno deciso di impedire bolge umane e sbronze a cannuccia ravvicinata con il divieto del servizio d’asporto: si serve solo ai tavolini. «Non consentiremo neanche le
consumazioni al banco» fa sapere Trebeschi. La settimana scorsa, prima del venerdì da leoni in piazza Arnaldo e del conseguente coprifuoco deciso dal sindaco Emilio Del Bono, i gestori avevano inviato una mail premonitrice alla Loggia. Testuale: «Chiediamo che ci sia la presenza di Polizia ecc. ecc. onde evitare spiacevoli situazioni (...). Noi ce la stiamo mettendo tutta per evitare gli assembramenti, ma purtroppo ci sono troppe persone maleducate che se ne fregano». «La Loggia non ci ha ascoltato — dice Trebeschi —: di conseguenza, la situazione è degenerata e ci hanno fatto chiudere alle 21.30 per due giorni (sabato e domenica, ndr)». I frigoriferi — già pieni di cibo per il fine settimana — e le casse hanno risentito del coprifuoco: «Sabato scorso 120 clienti hanno disdetto la prenotazione». Il divieto del take away è una soluzione condivisa anche da #chiusiperbrescia: molti locali lo stanno già applicando. Il comitato della prefettura deciderà oggi se diventerà una strada obbligatoria.