L’ASSENZA DELLE FRECCE TRICOLORI
Le polemiche non si devono appropriare dei pochi simboli ancora capaci di unire. Va preservato ciò che ci rappresenta tutti. Giusto. Vero. Ma possiamo almeno dire che Brescia (e Bergamo) si sentono trascurate dal «Giro d’Italia» delle Frecce Tricolori iniziato ieri? La pattuglia acrobatica quest’anno celebra il 2 giugno in una maniera inedita e itinerante: sorvolando Codogno, paese simbolo dell’epidemia Covid-19 (l’hanno fatto ieri) e poi via via tutti i capoluoghi di Regione, in uno spettacolo disseminato e “federalista” che si concluderà il 29 a Roma. La potenza emotiva che caratterizza il passaggio dei nove Aermacchi è evidente. Quest’anno la scia tricolore disegnata in cielo dalla pattuglia acrobatica ha il sapore di un rammendo, una cucitura per legare e rinsaldare terre spaventate da Covid-19, fiaccate dal lockdown, ansiose di rinascita. È stata giusta la scelta di partire da Codogno, paese simbolo, emblema di una provincia dove il virus ha mietuto vite, moltiplicato lutti. Ma non sarebbe stato giusto lambire in questo viaggio anche le città martiri del virus, vale a dire Bergamo e Brescia? Due città che da sole hanno il 35% dei morti della Lombardia e il 17% dell’Italia, che per prime hanno lanciato il grido d’allarme all’Occidente su quel che sarebbe accaduto, che hanno fornito le prime munizioni contro il SarCov-2? Il mancato sorvolo delle Frecce, per il 2 giugno anti-Covid, suona come una dimenticanza. Una svista. Un appuntamento solo rinviato. Speriamo.