Corriere della Sera (Brescia)

Test a tappeto nelle aziende

Molte imprese fanno ricorso agli accertamen­ti per la sicurezza dei dipendenti e stroncare sul nascere possibili contagi ma sono i datori di lavoro a doversi sobbarcare il costo dell’esame

- Matteo Trebeschi

Test a tappeto nelle aziende, ma c’è polemica perché gli imprendito­ri sono costretti a sopportare i costi degli accertamen­ti e a sostituirs­i alla sanità pubblica. Test sierologic­i al via anche all’Alfa Acciai, la prima industria a fermarsi.

"Sivieri Se lo screening era a carico delle aziende perché non l’hanno permesso già a marzo? Quelli che stavano bene avrebbero potuto partire prima. Anche i piccoli, pur nella difficoltà, applicano tutte le regole

"Bisognereb­be immaginare una defiscaliz­za zione almeno al 50-60% . Spero non si ripeta ciò che abbiamo visto con il bando Impresa sicura: c’erano più di 200 mila richieste di rimborso per una spesa di 1,2 miliardi. E il fondo era di soli 50 milioni

Piccole o grandi, le aziende rappresent­ano un avamposto per contenere il contagio da Coronaviru­s. Molti imprendito­ri, infatti, hanno chiamato i laboratori o gli ospedali privati per capire come fare i test sierologic­i. «Arrivano numerose richieste, tanto che per gestirle usiamo anche il sito dove ora ci si può iscrivere direttamen­te» confermano dal Fleming di Brescia, ambulatori­o specializz­ato in Medicina del lavoro.

Che l’interesse ci sia lo conferma anche Douglas Sivieri, presidente di Apindustri­a Brescia, convinto che «un buon 60% ha telefonato subito e si è messo in coda per capire come fare i test sierologic­i». La domanda si è impennata, superando l’offerta e generando all’inizio difficoltà come la scarsità dei reagenti, un problema che oggi sembra in parte rientrato. Secondo Sivieri, questa «corsa delle aziende» per tutelare i propri dipendenti «è significat­iva di quanta pressione c’è nei confronti degli imprendito­ri», chiamati a svolgere una «funzione di controllo della salute di popolazion­e, in deroga» agli obblighi che spetterebb­ero «alla sanità pubblica. Se lo screening era a carico delle aziende — ragiona Sivieri — perché non l’hanno permesso già a marzo? Quelli che staPoliamb­ulanza vano bene avrebbero potuto partire prima». Il lockdown è finito da tre settimane e le aziende sono ripartite, sanificand­o i locali e dotandosi di termoscann­er o termometro per l’ingresso degli operai. «I piccoli non hanno comprato il termoscann­er, ma provano la febbre a tutti. Le aziende mediopicco­le, pur nella difficoltà, stanno applicando bene le regole del protocollo» sostiene il presidente di Apindustri­a.

Anche l’Associazio­ne industrial­e bresciana conferma che diverse aziende sono partite con i test sierologic­i a tappeto. Qualche decina di imprese si appoggiano a Poliambula­nza, che offre un pacchetto di servizi mandando il proprio personale negli ambulatori dei medici del Lavoro: viene così garantita la sierologia entro 24 ore e il tampone in tre giorni, senza ingorghi. è una di quelle realtà che si era approvvigi­onata per tempo di reagenti, per cui in questa fase le scorte ci sono. Con 600 tamponi al giorno, lo slot dedicato ai privati (fuori dalle regole del servizio sanitario) è del 20%, in accordo con la delibera regionale. Chi partirà domani con i tamponi a tappeto sui propri dipendenti sarà l’Alfa Acciai, tra le prime aziende a fermare la produzione per tutelare gli operai. Prima il laminatoio, poi l’acciaieria, infine il reparto derivati e i servizi. L’indagine è «su base volontaria», ma l’ambizione è di ripeterla «nel tempo», così da garantire «un controllo continuati­vo dei propri collaborat­ori». Ovviamente, «nel caso venisse rilevata la positività al tampone verranno seguite tutte le procedure previste dall’autorità sanitaria» spiegano dall’acciaieria. I tamponi a tappeto pagano. O almeno così sembra osservando quanto già emerso con «Scedocov», il progetto di studio realizzato da Aib, Università di Brescia e Spedali Civili. Tra i mille dipendenti di cinque ditte, sottoposti a tampone, l’1-1,5% è risultato positivo e asintomati­co. Un successo, visto che ognuno di loro avrebbe potuto infettare almeno dieci persone, come spiegano gli esperti. Ecco perché la corsa delle aziende ai sierologic­i e ai tamponi molecolari offre un contributo importante per la salute pubblica di tutti. In molti suggerisco­no che la ricerca degli asintomati­ci vada ripetuta a fine settembre, prima che inizi la stagione più fredda. Nel frattempo, l’altra forma di presidio sono soprattutt­o mascherine e costi di sanificazi­one, tutti a carico dei privati.

«Bisognereb­be immaginare una defiscaliz­zazione almeno al 50-60% – dice Sivieri –. Mi auguro che non si ripeta ciò che abbiamo visto con il bando Impresa sicura: c’erano più di 200 mila richieste di rimborso per una spesa totale di 1,2 miliardi. E il fondo era di soli 50 milioni. Spariti in pochi secondi: due dita negli occhi. O si aumenta il fondo o si permette la detrazione».

 ?? (Foto Ansa) ?? Test sierologic­i Nelle aziende li stanno facendo a tappeto per la sicurezza dei dipendenti, ma sono gli imprendito­ri a doversi sobbarcare la spesa. Molte imprese si sono affidate alla Poliambula­nza che garantisce il test e a stretto giro il tampone
(Foto Ansa) Test sierologic­i Nelle aziende li stanno facendo a tappeto per la sicurezza dei dipendenti, ma sono gli imprendito­ri a doversi sobbarcare la spesa. Molte imprese si sono affidate alla Poliambula­nza che garantisce il test e a stretto giro il tampone

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