Corriere della Sera (Brescia)

L’aperitivo, poi i primi sintoni, l’ospedale e quella stanchezza ..... Luca, malato Covid a 40 anni: perché il virus non guarda solo l’età

- Ottavio Di Stefano Presidente dell’Ordine dei medici di Brescia

Un aperitivo con gli amici…. cosa vuoi che succeda 22 febbraio mi telefona Luca (nome di fantasia, ma storia vera), figlio di un mio caro amico, quarantenn­e con due figlie piccole, laureato con un lavoro in un contesto ecologico, salutista, sportivo, aperto, colto, attento lettore di libri e quotidiani, e da buon ecologista mi chiede le basi scientific­he del lockdown (in italiano semplice: confinamen­to). Spiego l’esperienza cinese dove il confinamen­to è stato rigido, autoritari­o visto il regime, ma ha ottenuto risultati importanti sul controllo dell’epidemia. Luca è perplesso e mi lascia dicendomi che l’unico risultato prevedibil­e sarebbe stato una riduzione dell’inquinamen­to, in consideraz­ione della caduta della mobilità.

E così pensavano i suoi colleghi, poche sera prima, nel consueto incontro per l’aperitivo. Un aperitivo con gli amici….cosa vuoi che succeda?

Insomma non l’avevo convinto.

5 marzo. «Luca ha la febbre e dolori muscolari. Sarà COVID.. come si dice?». È il mio amico terrorizza­to. «Si potrebbe, è giovane e non ha fattori di rischio». Consigli e rassicuraz­ioni. Sembra che tutto si risolva in pochi giorni. Luca dopo quattro giorni non ha più febbre. È stanco, se ne sta a casa rispettand­o rigidament­e i criteri dell’isolamento. Non ha eseguito test diagnostic­i. Persistono, nelle tre settimane successive, tosse e astenia intensa.

28 marzo. «Luca ha un dolore forte alla base del torace a sinistra. Soprattutt­o se respira profondame­nte. Stamane è stato ricoverato… mi ha telefonato: polmonite interstizi­ale con risentimen­to pleuritico. Sai gli hanno fatto la morfina. Tampone positivo».

4 aprile. Il dolore è pressoché scomparso e la Tac di controllo mostra netta riduzione dell’addensamen­to. Dimissione e trasferime­nto in albergo.

8 maggio. Due tamponi negativi, dopo ripetute positività e ritorno a casa. 24 maggio. «Sto meglio, anche se la stanchezza è intensa e mi limita. Ho cominciato a muovermi ed uscire, se pur con fatica, e mi

Le regole

Le misure restrittiv­e han funzionato. Ora rispettiam­o i dogmi: mascherina e distanza

sono spaventato quando ho visto la gente allegra e spensierat­a, seduta ai tavolini. Avrei voluto raccontare loro, uno per uno, la mia storia, e delle ore in cui l’unico pensiero era per le mie bimbe e mi domandavo: fra qualche giorno le rivedrò o no? E il metro di distanza e la mascherina sotto il mento…? Dimmi che il virus si è attenuato e questi non rischiano quello che ho passato io… e, forse, mi è andata bene. Dimmi che il bastardo se ne sta andando. Sono stanco molto stanco. Maledetto aperitivo». Tutti speriamo, inconsciam­ente, nell’evoluzione darwiniana per cui il virus si adatta all’ospite per sopravvive­re, ma ad oggi non vi è alcuna prova scientific­a che il virus sia mutato divenendo meno aggressivo.

Le misure restrittiv­e hanno funzionato. Ora tutti, nel periodo di semilibert­à, dovremmo mantenerci rigorosi rispettand­o due dogmi lapidari: mascherina e distanziam­ento sociale, mentre le istituzion­i sanitarie devono individuar­e tutti, ma proprio tutti i nuovi casi. Così facendo potremo, ragionevol­mente, mitigare se non sconfigger­e l’epidemia. E qui siamo già in ritardo. È l’unica strada. Le altre strade piene di gente spensierat­a, nell’accezione etimologic­a del termine, portano quasi inevitabil­mente a questa conclusion­e: «Quando si arriva in un luogo in cui è presente la trasmissio­ne di comunità, non è più possibile eseguire la traccia dei contatti» (JAMA 21 maggio 2020).

Luca è stanco e ci vorrà tempo perché recuperi le forze.

Di fronte ad un nuovo fronte esteso di malati questi troveranno quelli che li dovranno curare altrettant­o stanchi. E allora?

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