Tutti guariti al Paolo VI
L’aspetto più difficile da curare è stato quello psicologico: molti erano rimasti soli e si sentivano in colpa per aver contagiato altri membri della famiglia Il 2 giugno chiusura dello spazio concesso dalla Diocesi per i post Covid
Sono 85 i miracoli compiuti al centro Paolo VI, in città. Sono i pazienti post Covid che nella struttura concessa dalla Diocesi hanno trascorso la quarantena. Per loro e per le crocerossine una prova difficile e toccante.
L’ultimo ospite se n’è andato ieri mattina, subito dopo aver ricevuto l’esito del tampone: negativo. E le stanze del centro pastorale Paolo VI sono tornate silenziose, dopo essere state testimoni dei giorni più difficili per le 85 persone positive al coronavirus che hanno trascorso la convalescenza nella struttura messa a disposizione dalla Diocesi, dopo le dimissioni dall’ospedale.
«È stata un’esperienza drammatica e umanamente straordinaria» racconta Rosaria Avisani, responsabile delle 27 infermiere della Croce Rossa che hanno prestato servizio nel centro.
«Chi arrivava qui oltre ad avere affrontato la malattia e il ricovero aveva subito lutti molto pesanti. C’erano intere famiglie devastate, non potevano neanche vedersi per sostenersi a vicenda» ricorda la responsabile delle infermiere.
Avisani ripercorre i momenti più difficili per gli ospiti: il giorno dell’arrivo, «chiedevano subito una doccia. Avevano la sensazione di essere “sporchi”, ma non fisicamente. Provavano un forte senso di colpa per avere infettato qualcuno, sentivano la necessità di purificarsi», e quello della partenza: «Molti di loro a casa non avevano più nessuno, ci chiedevano di rimandare la dimissione di un giorno».
I guariti, aggiunge Avisani, «si sentivano responsabili di quello che era successo alle loro famiglie. Ci voleva del tempo per superare lo stigma».
Anche per chi ha accompagnato i convalescenti nel percorso di guarigione il servizio all’interno del centro ha lasciato il segno: «Abbiamo avuto anche 43 pazienti contemporaneamente. Quasi tutti avevano difficoltà a parlare e un grande bisogno di sentire delle voci, di stare insieme e sentirsi vicini, anche se non era possibile: è stata una dura prova per tutti. Abbiamo costruito però delle straordinarie relazioni umane, sono stati momenti di grande paura e tristezza ma anche di grande solidarietà».
Il 2 giugno ci sarà la cerimonia di chiusura ufficiale del centro di riabilitazione post-covid al Paolo VI: «Ammaineremo la nostra bandiera, che rappresenta il periodo della pandemia. Serve un atto simbolico per chiudere questa fase drammatica della nostra storia. Noi andiamo avanti con ottimismo e dobbiamo tornare a essere tranquilli, ma sempre attenti».
Intanto, conclusa l’attività al centro di via Gezio Calini, le crocerossine sono già impegnate su un nuovo fronte, quello dell’accoglienza sanitaria ai varchi dell’ospedale Civile.