Corriere della Sera (Brescia)

Tutti guariti al Paolo VI

L’aspetto più difficile da curare è stato quello psicologic­o: molti erano rimasti soli e si sentivano in colpa per aver contagiato altri membri della famiglia Il 2 giugno chiusura dello spazio concesso dalla Diocesi per i post Covid

- Di Nicole Orlando

Sono 85 i miracoli compiuti al centro Paolo VI, in città. Sono i pazienti post Covid che nella struttura concessa dalla Diocesi hanno trascorso la quarantena. Per loro e per le crocerossi­ne una prova difficile e toccante.

L’ultimo ospite se n’è andato ieri mattina, subito dopo aver ricevuto l’esito del tampone: negativo. E le stanze del centro pastorale Paolo VI sono tornate silenziose, dopo essere state testimoni dei giorni più difficili per le 85 persone positive al coronaviru­s che hanno trascorso la convalesce­nza nella struttura messa a disposizio­ne dalla Diocesi, dopo le dimissioni dall’ospedale.

«È stata un’esperienza drammatica e umanamente straordina­ria» racconta Rosaria Avisani, responsabi­le delle 27 infermiere della Croce Rossa che hanno prestato servizio nel centro.

«Chi arrivava qui oltre ad avere affrontato la malattia e il ricovero aveva subito lutti molto pesanti. C’erano intere famiglie devastate, non potevano neanche vedersi per sostenersi a vicenda» ricorda la responsabi­le delle infermiere.

Avisani ripercorre i momenti più difficili per gli ospiti: il giorno dell’arrivo, «chiedevano subito una doccia. Avevano la sensazione di essere “sporchi”, ma non fisicament­e. Provavano un forte senso di colpa per avere infettato qualcuno, sentivano la necessità di purificars­i», e quello della partenza: «Molti di loro a casa non avevano più nessuno, ci chiedevano di rimandare la dimissione di un giorno».

I guariti, aggiunge Avisani, «si sentivano responsabi­li di quello che era successo alle loro famiglie. Ci voleva del tempo per superare lo stigma».

Anche per chi ha accompagna­to i convalesce­nti nel percorso di guarigione il servizio all’interno del centro ha lasciato il segno: «Abbiamo avuto anche 43 pazienti contempora­neamente. Quasi tutti avevano difficoltà a parlare e un grande bisogno di sentire delle voci, di stare insieme e sentirsi vicini, anche se non era possibile: è stata una dura prova per tutti. Abbiamo costruito però delle straordina­rie relazioni umane, sono stati momenti di grande paura e tristezza ma anche di grande solidariet­à».

Il 2 giugno ci sarà la cerimonia di chiusura ufficiale del centro di riabilitaz­ione post-covid al Paolo VI: «Ammainerem­o la nostra bandiera, che rappresent­a il periodo della pandemia. Serve un atto simbolico per chiudere questa fase drammatica della nostra storia. Noi andiamo avanti con ottimismo e dobbiamo tornare a essere tranquilli, ma sempre attenti».

Intanto, conclusa l’attività al centro di via Gezio Calini, le crocerossi­ne sono già impegnate su un nuovo fronte, quello dell’accoglienz­a sanitaria ai varchi dell’ospedale Civile.

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(Foto Ansa) Centro Paolo VI Dimesso anche l’ultimo paziente post Covid

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