Rebus Grest, il via slitta di 10 giorni I sindaci: Regione dia delle regole
I comuni chiedono al Pirellone garanzie per le iniziative estive di oratori e terzo settore. L’assessore Capra: «Le norme di sicurezza faranno quintuplicare i costi»
I bimbi rischiano di essere ancora vittime indirette dell’emergenza Covid. Dopo tre mesi di lezioni online, molte famiglie aspettano i tradizionali centri ricreativi estivi per riavere importanti momenti di socialità e confronto, che aiuta a crescere tanto quanto i libri.
Il Governo si è limitato a dare generiche linee guida sull’avvio di Grest e Cre: un educatore tra i 18 ed i 60 anni per ogni cinque bimbi tra i 3 ed i 5 anni, uno ogni sette bambini tra i 7 e gli 11, uno ogni dieci ragazzi tra i 12 ed i 17 anni. Ma sindaci e parroci sono preoccupati: chi controlla e certifica l’adeguatezza degli spazi ed protocolli di sanificazione? Chi forma gli animatori ed i volontari, ammesso che si trovino? Di quanto lieviteranno le assicurazioni? Se un bimbo o un assistente si ammalerà di Covid? In attesa delle risposte l’avvio dei centri estivi slitterà all’ultima settimana di giugno. Ed in seconda battuta c’è il problema dei costi: «Saranno cinque volte superiori» anticipa l’assessore all’Istruzione del comune di Brescia, Fabio Capra, garantendo però le doverose coperture da parte della Loggia.
«Regione deve darci delle linee guida, anche per capire se è Ats a dover dare autorizzazioni e fare controlli» sbotta Gabrele Zanni, presidente dell’associazione comuni bresciani. Il timore di tanti sindaci non è secondario: «Qualora si verificasse un caso di contagio in questi centri la colpa non può e non deve ricadere sui sindaci e non vorrei ci fossero sanzioni e denunce». Anche la Loggia ha scritto ad Ats per capire se siano loro a dovere approvare i progetti dei centri ricreativi estivi che preparerà il terzo settore. È lo stesso timore palesato dagli assessori al welfare e all’istruzione dei comuni mantovani, che nei giorni scorsi hanno scritto a Regione proprio per avere quelle regole promesse dal vicepresidente Sala il 20 maggio: « Stiamo lavorando ad un protocollo su come aprire questi centri; decideremo valutando la curva del contagio. Una volta adottate le misure le faremo valutare del nostro comitato tecnico scientifico» aveva detto.
Si capisce perché il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, abbia frenato sulla manifestazione di interesse da pubblicare sul sito web della Loggia già la prossima settimana per capire quante famiglie siano interessate ai centri estivi, ed agire di conseguenza. Gli assessori Fabio Capra e Marco Fenaroli stanno comunque predisponendo un format: «Immaginiamo un centro estivo comunale in ogni quartiere, da organizzare per i bambini di materne ed elementari, nelle loro scuole, la mattina o il pomeriggio, per tutto luglio e agosto, con una pausa nella settimana del Ferragosto. Non ci sarà però il momento del pasto collettivo. Vogliamo coinvolgere anche le maestre degli asili comunali» spiega Capra, che aggiunge: «È in corso anche un confronto con l’ufficio oratori per evitare sovrapposizioni: se in
"Zanni Ci dicano a chi spettano i controlli: in caso di contagio la colpa non può ricadere su noi sindaci
un quartiere una parrocchia farà partire il Grest, potrebbe bastare e renderebbe superfluo un Cre». È fondamentale capire i potenziali interessati: «Istituiremo una sorta di predomanda per capire se tra le famiglie vince l’ottimismo o la paura. Logico che non riusciremo a partire il 20 giugno, come l’anno scorso» conferma l’assessore, ricordando che la Loggia può mettere a disposizione fino a 1,5 milioni anziché i 350 mila euro degli anni scorsi. Fenaroli ricorda l’importanza di coinvolgere le 350 assistenti ad personam che seguono i ragazzi disabili.
Anche don Giovanni Milesi, anima dell’ufficio oratori, è in attesa di linee guida «per partire in sicurezza». Difficile che, come gli altri anni, siano 400 gli oratori che potranno organizzare i Grest (che non si chiameranno più così ma Summerlife), visto che non potranno contare nemmeno sul fondamentale sostegno degli adolescenti minorenni. E anche per gli oratori si pone il problema della lievitazione dei costi.